CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO

DSC_7268Filomena Sogliuzzo – Domenica 11 ottobre si è tenuta la seconda riunione del nascente CPD. Si è pensato – vista la recente formazione del Consiglio, composto da 80 membri – di passare una giornata insieme che ha avuto inizio con una suggestiva catechesi “en plein air”; mi riferisco alla bellezza antica di “Villa Spadara”, la incantevole location scelta per noi a Forio, una tenuta agricola immersa nel verde degli agrumeti da cui ammirare il panorama di un mare intensamente azzurro e spumeggiante, dove  lo spirito non può che disporsi a contemplare l’amore di Dio nella creazione e il cuore intonare un intimo canto di lode e ringraziamento. Così è stato ancora più bello ritrovarsi, di lì a poco, riuniti nella preghiera dell’ora media che ci ha introdotti nel cuore della giornata. La lettura (1 Cor.6 19-20: “non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo? (…) glorificate dunque Dio nel vostro corpo) ha offerto al nostro Vescovo lo spunto per la prima riflessione. Mons. Lagnese, ci ha invitati ad una interpretazione ecclesiale dei versetti della Prima Lettera ai Corinzi, sottolineando come, in chiave teologica, il corpo è da rispettare perché tempio dello Spirito Santo. Sia alla Chiesa che a noi suoi membri spetta la responsabilità di mostrare la gloria del suo Signore che in essa dimora. Ecco dunque il compito del CPD, realizzare questa immagine di chiesa, essere espressione di Chiesa adunata dall’unico Maestro divenendo uomini e donne capaci di contagiare la Sua bellezza e il Suo splendore. Poi, mutuando le parole espresse da Papa Francesco nel Discorso alla I Congregazione del Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia, ha consegnato ai partecipanti un percorso quotidiano di discernimento ricapitolato in tre atteggiamenti fondamentali: essere animati da coraggio apostolico, capaci cioè di metterci in discussione senza adeguarci a logiche mondane, acquisire l’umiltà evangelica di chi è disposto a rinunciare alle proprie convinzioni per mettersi in ascolto di ciò che lo Spirito vuole dirci attraverso la reciproca accoglienza ed infine praticare l’orazione fiduciosa, azione del cuore quando si apre a Dio. Questa la via per comprendere la volontà di Dio sulla nostra Chiesa ischitana.

DSC_7288Dopo la meditazione del vescovo, il moderatore, don Pasquale Trani, ha presentato la prof.ssa Daniela Del Gaudio (Religiosa delle Suore Francescane Immacolatine) docente di ecclesiologia presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma, che ci ha parlato de “La corresponsabilità laici-presbiteri nei documenti del Concilio Vaticano II e nella “Christifideles laici”.

Il tema conciliare, subito introdotto da suor Daniela, è stato quello della Chiesa comunione: “nessuno può camminare da solo, tutti siamo chiamati a costruire insieme l’unica Chiesa”, essere “pietre vive” come la Parola stessa ci suggerisce. Un unico popolo, fedeli laici e presbiteri che mette in gioco la propria vita per l’edificazione della Chiesa. Ci sono due criteri imprescindibili che ci consegna il Concilio per poter attuare questo percorso sinodale, quello della corresponsabilità tra laici e presbiteri e quello della partecipazione.

La Chiesa, prosegue la relatrice, è mistero, comunione e missione. Mistero (Misteryon), cioè progetto di Dio per la salvezza di tutta l’umanità, il cui centro è Cristo, luce delle genti (Lumen Gentium). I battezzati, come Cristo e in Lui, sono sacerdoti, re e profeti, chiamati a partecipare alla vita cristiana, tutti con pari dignità. Questo significa abbandonare la visione quasi monarchica di Chiesa consegnataci dalla storia preconciliare, in cui la Chiesa era ordinata secondo una forma piramidale con al vertice un capo e via via fino alla base laica chiamata sostanzialmente ad eseguire. Visione completamente rivoluzionata dal Concilio e dai successivi documenti del Magistero che oggi ci dice con forza che tutti i battezzati, attraverso i ministeri e i carismi, sono cooperatori in Cristo per mezzo dello Spirito Santo.

IMG-20151012-WA0000La Chiesa, aggiunge la relatrice, è comunione: riflesso meraviglioso della comunione trinitaria, in cui tutto è armonia, unità d’intenti, donazione; una comunione organica, concetto che appartiene alla teologia del Corpo Mistico dell’apostolo Paolo, per cui tutti siamo chiamati ad essere membra vive nell’unità. I carismi, i ministeri, gli incarichi, hanno ragione di esistere solo nella comunione e per la comunione.

Suor Daniela ha sottolineato ai membri del CPD,  come questa coscienza comune di tutti i battezzati deve aiutarci a riscoprire la bellezza delle nostre specifiche vocazioni, i laici in particolare non si clericalizzino! Anche la partecipazione agli organismi di comunione e la formazione non siano volti solo ad attività intra-ecclesiali ma siano sempre animati dallo spirito missionario di contagiare il Vangelo per trasformare gli ambienti professionali e culturali in cui opera il laicato. Ha sottolineato poi come in questa opera missionaria le parrocchie siano importantissime: “esse sono il luogo più vicino alla gente” e quindi il luogo più adatto per progettare una pastorale aderente ai reali bisogni del territorio ma, specialmente “il primo centro propulsore della comunione e della corresponsabilità.” La prof.ssa ha continuato suggerendo l’adozione di uno “stile sinodale” in ogni azione del CPD, che permetta a tutti, laici e presbiteri, di esprimersi nel dialogo e nel confronto.  In particolare ha evidenziato 4 passaggi: dalla partecipazione alla corresponsabilità; dalla programmazione alla progettualità; dall’individualismo alla partecipazione, ma adottando sempre lo stile, della sinodalità; vivendo questo stile passeremo dunque dal saper fare al saper essere, che è sfida difficile ma non impossibile se cresciamo nell’unità.

IMG-20151012-WA0003In conclusione non dobbiamo mai dimenticare che l’operare pastorale è una testimonianza di fede, la nostra capacità di annuncio e di attuazione del piano pastorale deriverà dalla testimonianza della nostra fede.

Alla conferenza è seguito il pranzo comune; nel primo pomeriggio poi il tempo dedicato allo scambio e alla comunione con la divisione in piccoli gruppi.

Infine la celebrazione Eucaristica, presenza visibile di Cristo, nelle cui mani affidiamo il cammino di questo neonato Consiglio Pastorale Diocesano.