9 Settembre 2015

Cari fratelli e sorelle della Chiesa di Ischia, buona sera a tutti!

Vi ringrazio per la vostra presenza qui questa sera e per aver accolto l’invito a far parte del nuovo Consiglio Pastorale Diocesano. Saluto ognuno di voi sacerdoti, religiosi, e soprattutto voi laici che da oggi in maniera più forte siete chiamati a vivere un’esperienza di comunione con il vescovo e con la nostra Chiesa diocesana e ad esercitare un servizio di corresponsabilità ecclesiale!

Papa Francesco durante l’Assemblea della Conferenza Episcopale Italiana del 18 maggio 2015 ci diceva: “I laici che hanno una formazione cristiana autentica, non dovrebbero aver bisogno del Vescovo-pilota, o del monsignore-pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabilità a tutti i livelli, da quello politico a quello sociale, da quello economico a quello legislativo! Hanno invece tutti la necessità del Vescovo Pastore!”.

C’è bisogno di un laicato che venga fuori e che sappia vivere questa corresponsabilità: a questo siamo tutti chiamati!

“Quanto sono necessari, i consigli pastorali! – diceva Papa Francesco circa due anni fa nella Cattedrale di Assisi (4 ottobre 2013) – Un Vescovo non può guidare una diocesi senza i consigli pastorali. Un parroco non può guidare la parrocchia senza i consigli pastorali”.

E nel dire quelle parole, indicava il fonte battesimale, quel fonte dove san Francesco e santa Chiara furono battezzati, invitando tutti ad una rinnovata consapevolezza della vocazione battesimale che ci rende tutti figli di Dio e membri della Chiesa, Popolo di Dio! Diceva il papa: “Un solo Spirito, un solo Battesimo, nella varietà dei carismi e dei ministeri”; e aggiungeva: “Che grande dono essere Chiesa, far parte del Popolo di Dio! Tutti siamo il Popolo di Dio. Nell’armonia, nella comunione delle diversità, che è opera dello Spirito Santo, perché lo Spirito Santo è l’armonia e fa l’armonia: è un dono di Lui, e dobbiamo essere aperti a riceverlo!”.

Ha scritto San Giovanni Paolo II al n. 44 della Pastores Gregis: “La Chiesa particolare, infatti, non dice riferimento soltanto al triplice ministero episcopale (munus episcopale), ma anche alla triplice funzione profetica, sacerdotale e regale dell’intero Popolo di Dio. Tutti i fedeli, in virtù del Battesimo, partecipano, nel modo ad essi proprio, al triplice munus di Cristo. La loro reale uguaglianza nella dignità e nell’agire fa sì che tutti siano chiamati a cooperare all’edificazione del Corpo di Cristo, quindi ad attuare la missione che Dio ha affidato alla Chiesa nel mondo, ciascuno secondo la propria condizione e i propri compiti (…) Il Vescovo si sforzerà, pertanto, di suscitare nella sua Chiesa particolare strutture di comunione e di partecipazione, che consentano di ascoltare lo Spirito che vive e parla nei fedeli, per poi orientarli a porre in atto quanto lo stesso Spirito suggerisce in ordine al vero bene della Chiesa”.

Dunque: ascoltare lo Spirito! Non è questa perciò un’assemblea di eletti, di persone “super”, speciali, che sanno, che capiscono più degli altri, ma persone che con umiltà e spirito di servizio vogliono, insieme, nella diversità delle vocazioni e dei ministeri, mettersi in ascolto dello Spirito per accogliere la volontà di Dio!

San Bernando, nei Discorsi sui gradi di contemplazione di Dio, dice: “Diamoci ormai alla contemplazione per considerare cosa voglia il Signore da noi, cosa gli piaccia e cosa torni gradito ai suoi occhi”. Quindi no quale sia il pallino del vescovo o del vicario o di chiunque altro… Questa assemblea invece sia il segno di una Chiesa che vuole mettersi in cammino, che vuole mettersi in ascolto dello Spirito: un’assemblea epicletica, dunque! Un’assemblea che prega! Sì, che innanzitutto prega! Prega per conoscere ciò che lo Spirito dice alla Chiesa di Ischia.

Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alla Chiesa… All’angelo della Chiesa di Ischia scrivi (cfr. Ap 2, 7-8).

Casa deve fare il Consiglio Pastorale Diocesano? Direi tre cose!

Deve innanzitutto fare Chiesa! In esso si deve respirare la Chiesa! Siamo qui innanzitutto per fare esperienza di Chiesa! Per gustare la bellezza di essere Popolo di Dio, che pure nella diversità di vocazioni e di carismi, ma anche di modi di essere e di pensare – diversità che sono ricchezza e mai ostacolo – sperimenta la presenza del Signore Gesù che lo chiama all’unità e alla missione! Dunque non un organismo burocratico, non un ufficio… non un luogo dove passano fogli e carte ma un luogo dove si costruiscono relazioni forti e belle e dove si condivide il sogno della missione!

Scrivevo nella Lettera Pastorale “Con gioia ritorniamo a casa”: “Vorrei tanto che i nostri incontri e le nostre riunioni, in diocesi e in parrocchia, avessero il sapore della casa! Ci riuniamo non soltanto per decidere o programmare, come in qualunque altro organismo umano, ma per sentirci famiglia di Dio, per condividere la fede e la vita, per comunicarci ‘la gioia del vangelo’ e sperimentare, pur nella fatica, che è bello stare insieme. Cosa sarebbe una famiglia nella quale ci si incontra ma non ci si vuol bene? Si discute pure, ma i problemi permangono! E come si possono risolvere i problemi se prima non ci si mette ad amare? “Ogni regno diviso in se stesso – dice Gesù – va in rovina e una casa cade sull’altra” (Lc 11, 17). D’altronde “quando siamo noi che vogliamo costruire l’unità con i nostri piani umani, finiamo per imporre l’uniformità, l’omologazione. Questo non aiuta la missione della Chiesa” (EG 131). Dice il Salmo: “Se il Signore non costruisce la casa invano si affaticano i costruttori”(127, 1)” (18).

In questo senso può aiutarci molto la numerosa presenza di coppie in questo Consiglio Pastorale Diocesano! Più della metà delle parrocchie hanno scelto una coppia per rappresentare la comunità parrocchiale. È un segno importante sia per l’attenzione che come Chiesa vogliamo avere per la famiglia, cellula fondamentale della società, sia perché dalla famiglia la Chiesa ha tanto da imparare!

 

La seconda cosa che il Consiglio Pastorale Diocesano deve fare è aiutare il vescovo nel discernimento! Il vescovo ha bisogno del Consiglio Pastorale Diocesano per conoscere e capire! Il Consiglio Pastorale Diocesano svolge pertanto un servizio in particolare: il servizio di portare al vescovo la voce del popolo perché il vescovo possa sapere quelli che sono i veri problemi della gente, ciò di cui il popolo ha concretamente bisogno, ma anche ciò che la gente pensa veramente, ciò che il popolo sente e vede! “I Pastori sappiano essere davanti al gregge per indicare la strada, in mezzo al gregge per mantenerlo unito, dietro al gregge per evitare che qualcuno rimanga indietro e perché lo stesso gregge ha, per così dire, il fiuto nel trovare la strada”: così papa Francesco il 21 giugno 2013 ai nunzi apostolici. Sì, il popolo di Dio ha fiuto e il vescovo deve mettersi in ascolto di esso!

La terza cosa che il Consiglio Pastorale Diocesano deve fare è collaborare con il vescovo per l’annuncio del vangelo! Il Consiglio Pastorale Diocesano deve avere chiaro questo obiettivo, sempre: l’annuncio del Vangelo! La chiesa esiste per questo: per annunciare il vangelo! Il Consiglio Pastorale Diocesano deve aiutare l’intera Chiesa diocesana a “porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno. Ora non ci serve una «semplice amministrazione»” (EG 25). Il papa ci aiuta ad uscire fuori dalla tentazione di dire: “Si è sempre fatto così!”, non impegnandoci più ad una semplice amministrazione dell’esistente, che fra poco diventerà inesistente, ma ad una vera e propria conversione pastorale.

Papa Francesco invitando i consigli pastorali e ogni realtà ecclesiale ad andare verso chi è lontano, diceva ancora ad Assisi: “Non abbiate paura di uscire e andare incontro a queste persone, a queste situazioni. Non lasciatevi bloccare da pregiudizi, da abitudini, rigidità mentali o pastorali, dal famoso ‘si è sempre fatto così!’ – e aggiungeva – Ma si può andare alle periferie solo se si porta la Parola di Dio nel cuore e si cammina con la Chiesa, come san Francesco. Altrimenti portiamo noi stessi, non la Parola di Dio, e questo non è buono, non serve a nessuno! Non siamo noi che salviamo il mondo: è proprio il Signore che lo salva!”

Queste tre cose che ho cercato di indicarvi, con altre parole, sono ben espresse nell’Esortazione Apostolica post-sinodale “Christifideles Laici”: qui San Giovanni Paolo II al n. 25, nell’auspicare che ogni diocesi favorisca la creazione dei consigli pastorali diocesani sottolinea che “Si tratta, in realtà, della principale forma di collaborazione e di dialogo, come pure di discernimento, a livello diocesano”.

Il Signore benedica il nuovo Consiglio Pastorale Diocesano e ogni suo membro perché la nostra Chiesa particolare, illuminata dallo Spirito Santo, grazie anche al lavoro di questo organismo ecclesiale, sappia discernere quale sia il cammino che le è chiesto di compiere e, con coraggio, sia pronta ad uscire dalle proprie comodità per raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo (cfr. EG 20).

Maria, Regina degli Apostoli e Madre della Chiesa, ci benedica e ci protegga!