Venerdì 25 agosto al palazzetto dello sport di Ischia i funerali di Carmela Balestrieri e Marilena Romanini, vittime del terremoto di lunedì 21 a Casamicciola

Lorenzo Russo – Direttore Kaire

Carmela Balestrieri, conosciuta da tutti a Ischia come Lina. 59 anni, insieme al marito Antonio Cutaneo sono sempre stati molto attivi in diocesi e nel sociale. Tutti conoscono Lina e Antonio e i loro 6 figli (due adottati), in particolare gli aderenti al Cammino Neocatecumenale di cui Lina e Antonio erano catechisti.

La seconda vittima è Marilena Romanini, 65 anni, nata a Brescia, ma residente in provincia di Macerata. Lei amava tanto Ischia e veniva ogni anno in vacanza.

Ieri pomeriggio, venerdì, verso le 18:15 è iniziata la celebrazione eucaristica al palazzetto dello sport ad Ischia per il funerale delle due vittime.

Presenti il Ministro dell’Interno, on. Marco Minniti e il Prefetto di Napoli, dott.ssa Carmela Pagano. “La loro presenza ci conferma il sostegno del governo italiano e di tutte le istituzioni del Paese – ha affermato il vescovo Pietro Lagnese all’inizio della celebrazione – ma in modo particolare ci porta l’abbraccio dell’intera nazione che si stringe a noi questa sera”.

Circa 1000 persone hanno voluto dare l’ultimo saluto a Lina e Marilena, insieme ai sei sindaci dell’isola e al governatore della regione Campania De Luca.

“Di Lina, baranese di origine, ma di fatto da anni impegnata nella comunità parrocchiale di S. Ciro martire, – ha affermato il vescovo nell’omelia – potremmo dire molte cose, ma mi piace qui sottolineare soprattutto come lei ritenesse la scoperta dell’Amore di Dio, il grande regalo della sua vita che le aveva permesso di vederLo vivo negli avvenimenti della sua esistenza, ma anche nel volto di tanti suoi fratelli, ad incominciare da quelli più poveri e disagiati”.

In questi giorni, attraverso la solidarietà e la generosità di tanti, l’Isola ha sperimentato l’Amore di Dio che Lina ben conosceva, e la Chiesa è sempre stata presente con la Caritas diocesana: “Fin dal primo istante, abbiamo voluto essere vicini alla nostra gente e, in particolare, alle comunità coinvolte nel sisma, nella consapevolezza che esprimere vicinanza e manifestare condivisione è la missione della Chiesa”

Un pensiero di Padre Pietro alle popolazioni del Lazio, Marche e Umbria che “un anno fa vissero la stessa nostra esperienza a causa di un terremoto certamente molto più devastante del nostro che causò 249 vittime. Siamo vicini a quelle popolazioni nella certezza che anche loro ci sono accanto con la loro preghiera”.

Poi la netta e ferma distanza da giudizi affrettati e strumentali sull’abusivismo edilizio: “In questi giorni ho incontrato tanti uomini e donne che abitavano nelle zone interessate dal terremoto e ho letto nei loro sguardi, ma anche nelle loro parole, tanta amarezza non soltanto per aver perso la casa ma per essere stati additati come persone sconsiderate ed incoscienti. No, non è così il popolo ischitano! (…) L’abusivismo edilizio di certo non può essere ritenuto la vera causa dei crolli che hanno interessato per la maggior parte edifici di non recente costruzione e numerose chiese dell’Isola. Lasciamo comunque che gli organismi preposti facciano le opportune verifiche e si pronuncino in modo chiaro e preciso e la giustizia faccia così il suo corso”.

Il Vescovo rivolge un appello alle autorità di governo, chiedendo “di attivarsi prontamente per una celere ricostruzione degli edifici distrutti e per la messa in sicurezza dei tanti fabbricati coinvolti, affinché a quanti hanno perso la casa, sia offerta al più presto una dignitosa e stabile abitazione. La ricostruzione delle zone interessate dal sisma avvenga in maniera rapida anche per permettere che l’attività turistica dell’Isola, bellissima e fragile, possa continuare”. Il pensiero va anche ai turisti di non rinunciare alla loro vacanza in mezzo a noi.

Lagnese quindi si rivolge ai tanti sacerdoti presenti: “in questi giorni ho pensato molte volte al Venerabile parroco di Casamicciola, don Giuseppe Morgera, che a seguito del devastante terremoto del 1883, che provocò la morte di 2313 persone, si spese con ogni mezzo per la rinascita spirituale e sociale del suo popolo: anche noi impariamo da lui! Imitiamolo nel fare anche della nostra vita, sul modello di Gesù Buon Pastore, un pane spezzato per i nostri fratelli ed adoperiamoci per coinvolgere i nostri fratelli in un servizio di carità che sappia mettere insieme la fede e la vita”.

Infine la parola verso gli isolani: “non cedete alla tentazione dello scoraggiamento e dell’isolamento e di lavorare perché tutti uniti, consapevoli che Dio non ci abbandona, possiamo adoperarci per un nuovo futuro di bene per Ischia e il suo popolo”.