ASCOLTA, ACCOGLI, AMA

Lorenzo Russo
Direttore Kaire

Queste le tre parole scalfite nelle pagine della storia isolana, quando venne a trovarci San Giovanni Paolo II, il Papa dei giovani. Era il 5 maggio 2002. Il Santo Padre ci chiedeva di ascoltare chi è in difficoltà, accogliere coloro che chiedono aiuto, e amare, mettere in pratica le parole del Vangelo verso chi ne ha bisogno. Eppure più che mai oggi abbiamo il dovere di mettere in pratica quello che il Santo Padre ci disse ad Ischia 13 anni fa. C’è un’emergenza che l’Italia sta affrontando con tutte le forze, ma con un’Europa che spesso si volta dall’altro lato. E non solo l’Europa…

Il dibattito in questi giorni mostra come anche noi italiani, noi cattolici, ci battiamo il petto da peccatori, ma poi non sappiamo ascoltare, accogliere, amare! Ci commuoviamo davanti le immagini dei tg, guardando video e foto sui social network di questi profughi che cercano di raggiungere le nostre terre, ma poi stiamo comodi a casa nostra, con l’aria condizionata e una limonata, perché è un problema che non ci riguarda.

Ascolta, accogli, ama. Continuano a risuonare queste tre parole nella mia mente. Come posso farmi santo attraverso questa emergenza, cioè essere cristiano al 100% e dare il mio contributo per poter aiutare questi nostri fratelli? Ecco, quello che posso fare è stare innanzitutto al fianco della Chiesa italiana nel fare di tutto per aiutare queste persone. La Conferenza Episcopale Italiana è in prima fila al fianco dello Stato italiano che, attraverso i Prefetti ha chiesto una mano. Uno Stato che da solo non ce la fa. E chiede aiuto. E la chiesa risponde, nonostante tutto. Nonostante chi – riferito ai politici – si professa cattolico e peccatore, ma chiude le porte. Nonostante chi pensa che la Chiesa ci guadagni, senza sapere che lo fa per amore verso il prossimo, con spirito di gratuità, perché l’ascoltare, l’accogliere, l’amare non ha prezzo. Anzi: è donando, che si riceve cento volte tanto. E così i Prefetti italiani hanno chiesto aiuto ai vari uffici Caritas regionali.

In CAMPANIA il Cardinale Crescenzio Sepe ha chiesto alle 25 diocesi del territorio, ai vescovi, ai direttori degli uffici Caritas di rispondere in modo concreto alle richieste dei Prefetti, così come si sta facendo nelle altre diocesi italiane. E’ quindi partita una macchina di aiuti volontaria, per poter aiutare lo Stato italiano ad affrontare l’emergenza e mettere in pratica le parole del Vangelo sull’aiuto al prossimo. Tutte le diocesi campane – come quelle delle altre regioni – hanno risposto affermativamente.

Ad ISCHIA l’alloggio che la Diocesi ha messo a disposizione a titolo gratuito si trova in via Leonardo Mazzella, zona Macello, nel comune di Ischia. Un appartamento adiacente la Chiesa del Buon Pastore che in passato è sempre stato aperto per chi ne avesse avuto bisogno: ischitano o italiano o straniero. Perché la carità non ha un colore preciso della pelle, o la lingua italiana o altra caratteristica…

Questa è una bella esperienza di Chiesa in uscita, come ci chiede Papa Francesco, che in particolare coinvolge due parrocchie: quella del Buon Pastore con don Antonio Angiolini e quella di Ischia Ponte, Santa Maria Assunta, guidata da don Carlo Candido. Le due parrocchie insieme, per una gara d’Amore attraverso quei piccoli lavori di ristrutturazione per l’appartamento, dai sanitari agli interventi elettrici, o il ritinteggiare le pareti. E poi la Provvidenza che non manca nel dare il proprio contributo, attraverso l’aiuto concreto di tanti ischitani, per la ricerca di letti, coperte, pentole, piatti, una cucina…è stata un’occasione per abbattere quei muri, quelle barriere che qualcuno aveva nel proprio cuore. E così presto avremo alcune mamme con i propri figli che per un periodo verranno a stare da noi, ad Ischia. Sì, proprio così: mamme con bimbi. Coloro che hanno sofferto di più, che hanno visto morire il proprio marito o padre nelle torture libiche, o annegando nel mar mediterraneo. Occhi innocenti, segnati dal terrore e dalla paura dei mesi scorsi. Occhi che presto vedranno l’amore degli ischitani che sapranno tirar fuori dal proprio dna quello spirito di accoglienza infinito.

I prefetti sanno che, nonostante i vari politici di turno che fanno di tutto per racimolare voti e consensi, marciando sull’immigrazione, contro lo straniero (ma poi hanno in casa lo straniero che gli fa le pulizie o il badante per la mamma), che nonostante alcuni mezzi di informazione manipolano facilmente notizie false e tendenziose, possono contare sul motore più forte dell’Italia, che è il volontariato. E in questo motore in prima fila c’è la Chiesa, con le sue opere di sostentamento verso i più deboli, verso chi è in crisi economica. E ci sono tanti italiani, tanti ischitani che vengono aiutati ogni giorno, col silenzio dell’Amore che il vangelo ci insegna. Perché “Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. Ed è quello che ogni giorno la Chiesa Italiana, e con se la Chiesa di Ischia, attraverso il suo Pastore, i suoi sacerdoti, opera nel silenzio, nel rapporto personale con chi è in difficoltà, per amore del prossimo, per essere quella ‘Chiesa in uscita’ di Papa Francesco.