“ERA ANCORA BUIO”

Omelia del Vescovo Pietro Lagnese per la Santa Pasqua

 

Mi piace sottolineare l’incipit di questo brano del Vangelo di Giovanni che ogni anno ascoltiamo nella Messa del giorno di Pasqua. È il versetto che ci parla di Maria di Magdala, la quale, il primo giorno della settimana dopo lo Shabbat – il giorno del riposo in cui era impedito fare qualunque cosa – al mattino, quando era ancora buio, andò al sepolcro e vide che la pietra era stata rotolata via. Questo buio di cui ci parla l’Evangelista ci dice innanzitutto l’amore di questa donna per il Signore: non ce la fa a starsene in casa, a stare lontano dal corpo del Signore, e vuole restare vicino al sepolcro, pensando che si tratti di un corpo cadavere, senza immaginare che invece quel corpo non era prigioniero della morte, ma era il corpo del Vivente, era risorto. Questo andare quando era buio, per capire, per trovare un senso, per trovare una pace che non c’era più, perché il Signore era stato tolto, questo buio ci fa pensare anche alla notte scesa nel cuore dei discepoli, di tutti gli amici del Signore, perché il Signore era morto, ed era morto in una maniera tra le più infamanti, era stato messo da parte, scartato. Un’esperienza di buio, di notte, che tante volte attraversiamo anche noi cristiani.  Era andata lì per piangere dinnanzi al sepolcro, come si fa quando si va al camposanto a piangere dinnanzi ai corpi dei nostri cari. Ma succede un fatto! Quando era ancora buio ella arrivò e “vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro”.  In questa espressione c’è quasi un’ironia dell’evangelista Giovanni che ci vuole porre questa domanda: “Chi l’ha tolta, la pietra?” Questo pensa la donna: “qualcuno ha tolto la pietra!” Tragedia su tragedia: Non solo Gesù non c’è più, è stato ucciso, ma ora il corpo è stato rubato. Non c’è nessun riferimento alla possibilità che Gesù possa essere risorto, nessun riferimento a questo annuncio che pure Gesù per tre volte aveva dato, e il Vangelo si conclude con l’allusione alle scritture che i discepoli ancora non avevano compreso.  La donna che pure amava il Signore, che pure aveva creduto in Lui, come tutti i discepoli, non aveva però creduto in quello che Gesù aveva fatto e detto. Ora viveva questo buio che nasceva non soltanto dalla perdita del contatto fisico con il Signore, ma dal fatto che tutto quello che Gesù aveva detto e fatto non si era realizzato.  Se Cristo non fosse risorto, davvero noi dovremmo dire che tutto quello che Gesù ci ha detto, tutto quello che Gesù ci ha comunicato nei santi Vangeli non solo non è vero, ma è addirittura pericoloso: è pericoloso credere in quest’uomo, se quest’uomo non è risorto! Perché vorrebbe dire che noi stiamo credendo alle favole, ai sogni, alle fantasie, vorrebbe dire che è tutto un inganno, che non vale la pena perdere tempo a stare dietro a questo Maestro seducente, ma che ha dovuto fare anch’egli i conti con la realtà cruda di questo mondo: che il male vince sul bene, che alla fine il male ha la meglio. Questo Gesù è stato scartato, è morto di una morte infamante. Ma, dice il salmo che abbiamo pregato prima: “la pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo”. Pensavo dentro di me: “Ecco che cosa è la Pasqua: riconoscere che a partire da Lui puoi vivere un’esistenza nuova, puoi costruire una vita nuova; “la pietra scartata dai costruttori”, questa pietra rotolata via, è Cristo stesso che può diventare testata d’angolo, per ognuno di noi, punto di partenza sul quale costruire la nostra vita.

Ed ecco allora questa corsa… è bellissimo questo brano del Vangelo perché ci dice come la resurrezione di Gesù inneschi movimenti, inneschi meccanismi di azione: non ci sono persone ferme, sedute, ci sono persone che corrono; questa donna che inizia a correre, per andare dai discepoli, in particolare da Simon Pietro e dall’altro discepolo  – potrebbe essere proprio Giovanni – e portare questa triste notizia: «Hanno portato via il Signore e non sappiamo dove l’hanno posto!».  Anche in queste parole cogliamo non c’è ancora nessuna luce di risurrezione. È bellissimo però che questa donna vada a consegnare questo fatto alla Chiesa, perché è nella Chiesa che si può fare esperienza di Gesù risorto, soltanto nella comunità cristiana. L’incontro con Gesù risorto non è mai un incontro individualista, non è mai un fatto tra me e Lui, ma è un incontro che può avvenire solo dentro una comunità, dentro una relazione, perché l’incontro con Gesù risorto è un incontro che ci fa scoprire che è nelle relazioni tra noi che questo Risorto possiamo continuare ad incontrarlo e a sperimentarlo nella quotidianità della nostra vita. E Pietro e l’altro discepolo, quello che Gesù amava, si mettono a correre, anche loro. Papa Francesco l’11 agosto incontrando i giovani italiani al Circo Massimo rifletteva su questa pagina e notava la bellezza di questo correre, del correre più veloce del discepolo che Gesù amava, più di Pietro, che è più appesantito, non solo dagli anni ma forse anche dal peso di una istituzione che tante volte fa fatica ad annunciare Gesù risorto. E corrono tutti e due, uno più forte, che arriva ma non entra, poi anche Pietro, ed entrano tutti e due e vedono. Cosa vedono? Non vedono niente: il giorno di Pasqua il Vangelo non ci fa vedere Gesù risorto.

La liturgia della Chiesa vuole in qualche modo insinuare una domanda nella nostra vita: “tu il Risorto l’hai incontrato? Ma veramente, hai fatto esperienza di Gesù risorto nella tua vita? C’è stato un momento nella tua vita in cui davvero tu hai riconosciuto che valeva la pena fidarsi di Lui, scommettere su di Lui?” Questo significa credere nella resurrezione. Vale la pena credere al Vangelo, che il Vangelo è vero, è vivo, e tu puoi viverlo. Se tu hai fatto questa esperienza, ritorna a quell’esperienza, ritorna a quel sepolcro vuoto, ritorna a quell’incontro con il Signore, per poter rimetterti in movimento, per poter rimetterti a fondare la costruzione della tua vita su questa notizia. L’unica, vera, bella notizia: Cristo è risorto! Cristo ha vinto la morte, Cristo davvero è colui che ti può donare la grazia di vivere già una vita nuova. S. Paolo oggi, ci porta a respirare la resurrezione: “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, perché voi già siete morti”, noi siamo morti nelle acque del Battesimo, siamo già passati, abbiamo già fatto una Pasqua nella nostra vita, la Pasqua è già incominciata. Diceva l’apostolo Paolo in questo brano della lettera ai Colossesi: siamo nascosti in Cristo e “quando Cristo vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi – anche noi  appariremo – con lui nella gloria”, cioè vivremo la pienezza della resurrezione, la pienezza della vita nuova, il cielo, il paradiso. Ma questa realtà è già incominciata, si vedono questi segni: il Vangelo si sofferma sul sudario e sulle vesti di Gesù, che stanno lì, posati, e il sudario posato in un luogo a parte. Si è cercato di capire a che cosa si riferissero queste annotazioni dell’Evangelista: “ma se il corpo fosse stato portato via, perché lasciare lì il sudario e le vesti?” Ma forse c’è qualcosa di più: quelle vesti e quel sudario messi da parte stanno ad indicare che Gesù risorto non ha più nulla a che vedere con la morte, che davvero tutta la sua vita è una vita risorta. E allora, in questa Santa Messa del giorno di Pasqua, vogliamo chiedere al Signore la grazia di poter dir anche noi con il salmo: “Signore Gesù, io tante volte ti ho considerato pietra di scarto, ti ho scartato dalla mia vita, perché ho pensato che non valesse la pena di scommettere su di te, perché la vita è un’altra cosa, è bella la parola del Vangelo, ma la vita è un’altra cosa: Ci sono i problemi, le difficoltà, le paure, i fatti che spesso ci raggiungono… Ora, Signore, io voglio scommettere su di te e voglio che tu diventi la pietra d’angolo della mia vita”. Questo significa fare Pasqua, questo può essere davvero Pasqua per noi. Lo chiediamo al Signore con l’intercessione di Maria, la madre del Risorto che secondo un’antichissima tradizione è stata la prima a incontrarlo quel mattino di Pasqua. Ci aiuti lei, a scommettere su Gesù, a fondare sul Risorto la nostra vita, per provare anche noi a sperimentare che il Vangelo è vero e che il Vangelo, se tu lo vivi, ti può far fare ogni giorno esperienza di resurrezione e di vita nuova. Che sia così, per me e per voi.