Il Vescovo Carlo ha nominato i nuovi decani

In data odierna il nostro Vescovo Carlo ha provveduto a nominare i nuovi Decani:
per Ischia, il Rev.do Sac. Pasquale Trani;
per Casamicciola – Lacco Ameno, il Rev.do Sac. Pasquale Mattera;
per Forio, il Rev.do Sac. Beato Scotti;
per Barano – Serrara Fontana, il Rev.do Sac. Antonio Scala.
Inoltre, il Rev.do Sac. Luigi Ballirano è il Referente diocesano per il Giubileo 2025 e il Rev.do Sac. P. Antonio Sannino ofm nuovo Delegato vescovile per la Vita Consacrata.
Il Vescovo ringrazia di cuore i sacerdoti per la loro disponibilità al servizio del popolo di Dio.

Messaggio del Vescovo Carlo in occasione della Visita ad Limina Apostolorum

Cari fratelli e sorelle delle Chiese di Pozzuoli e di Ischia,

vi scrivo per rendervi partecipi di un momento importante per la vita delle nostre diocesi: fedeli alla volontà di Papa Francesco che, in qualità di Vescovo di Roma, è chiamato a “presiedere nella carità tutte le Chiese”, da oggi e fino a venerdì vivremo a Roma la Visita ad Limina Apostolorum. Secondo le indicazioni del Papa, normalmente ogni cinque anni, i Vescovi diocesani sono chiamati a portare all’attenzione del successore dell’Apostolo Pietro e dei vari Dicasteri vaticani la vita delle Chiese loro affidate (cf. cann. 399 – 400 del CJC).

Noi vescovi della Campania vivremo questo appuntamento in uno stile di piena e fraterna comunione, fra di noi e di noi pastori campani con il Santo Padre.

Nella visita pastorale alla diocesi di Ischia del 5 maggio 2002 san Giovanni Paolo II ci consegnava lo stile dell’essere Chiesa del Signore: «resta in ascolto della Parola di Dio! Porterai così a compimento la tua missione, camminando sotto l’azione dello Spirito Santo». Ci esortava a diventare «un laboratorio privilegiato anche di quella tipica accoglienza, che i discepoli di Cristo sono chiamati ad offrire a tutti, da qualunque paese provengano e a qualsiasi cultura appartengano»: una esortazione a vivere il comandamento dell’amore e della accoglienza.

Giovanni Paolo II sottolineava con forza questa capacità di saperci ascoltare e accogliere gli uni gli altri; credo che il cammino comune delle nostre Chiese di Pozzuoli e di Ischia possa esserci di aiuto proprio in questa dimensione dal forte carattere sinodale. Anche a Pozzuoli il 12 novembre 1990 ci ha esortati a rinnovare la memoria storica delle nostre radici cristiane: «Apri le braccia e il cuore al Vangelo; accogli Cristo nelle tue famiglie, nelle tue istituzioni, nella vita di ogni giorno! Solo in lui splendono in pienezza la luce della verità e la fiamma dell’Amore!».

All’inizio del Tempo di Pasqua vogliamo fare nostra l’immagine dei discepoli che, dopo aver riconosciuto il Signore Risorto nel loro cammino verso Emmaus, inizialmente caratterizzato da uno sguardo impedito dalla sfiducia, ritornano poi a Gerusalemme pieni di gioia (cf. Lc 24, 33-35). Vogliamo vedere nell’icona di Emmaus l’immagine delle nostre Chiese: come i due discepoli tornano a Gerusalemme per raccontare l’incontro con il Risorto, anche noi in questi giorni della Visita ad Limina andiamo da Pietro per condividere e raccontare la presenza viva del Signore nelle nostre comunità!

Cari fratelli e sorelle,

vi porto con me! Con voi porto la ricchezza delle nostre Chiese, dei vostri volti, delle vostre storie, che in questi primi mesi di episcopato sono diventati anche i miei. In questo cammino ecclesiale che abbiamo intrapreso avverto la gioia di portare a Papa Francesco il nostro desiderio di seguire il Signore sulla via del Vangelo; una strada aperta dove non mancherà la fatica del cammino ma dove non ci saranno tolte la gioia e la speranza di camminare sulle strade nuove che il Signore ci indicherà.

Come l’Apostolo Paolo approdò a Pozzuoli e qui si fermò per una settimana prima di ripartire per Roma (cf. At 28, 13-14), così anche noi vogliamo rinnovare la nostra fede sulla testimonianza dei beati Apostoli Pietro e Paolo per continuare ad essere generati dal Vangelo (cf. 1 Cor 4,15)!

Chiedo a tutti voi di accompagnare noi vescovi con la preghiera incessante per accogliere nuovamente la Parola che ci verrà rivolta da Papa Francesco chiamato a “confermare i fratelli” (cf. Lc 22, 32).

+ don Carlo

I Vescovi della Campania dal Papa per la Visita ad Limina

Diocesi in fermento per la Visita ad Limina che si terrà dall’8 al 12 aprile in Vaticano. Le Chiese particolari della Campania hanno preparato una relazione per il Santo Padre. Nei giorni in Vaticano ci saranno riunioni con i Dicasteri, celebrazioni e l’incontro con Papa Francesco.

Il programma della Visita ad Limina Apostolorum dei Vescovi della Campania si preannuncia piuttosto fitto. Tanti gli appuntamenti che caratterizzeranno le giornate dall’8 al 12 aprile.
Il significato di “ad limina Apostolorum” è alle soglie degli Apostoli, alle tombe dei santi Pietro e Paolo. Con questo termine si indica la visita che ogni cinque anni i vescovi del mondo compiono a Roma, incontrando papa Francesco. Ad aprile è il turno delle Diocesi della Campania. Un appuntamento che si inserisce nell’ambito della visita generale delle Chiese che sono in Italia iniziata lo scorso gennaio.
In realtà è da molto più tempo che i vescovi campani, e quelli italiani, non compiono questo atto. L’ultima volta è stato nel febbraio 2013. I presuli campani furono ricevuti da papa Benedetto XVI, che dopo pochi giorni si sarebbe dimesso da Pontefice. Dunque, quella che si terrà dall’8 al 12 aprile è la prima visita con Francesco.

Il programma

Si comincia lunedì, 8 aprile, con due incontri e la Messa: alle 9.45 appuntamento al Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; segue, alle ore 11.00, l’incontro al Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e alle ore 18.00 i Vescovi Campani Celebreranno la Messa nella Basilica di San Pietro.

Martedì 9 aprile, il primo appuntamento sarà alle ore 8.45 con il Dicastero per i Vescovi; alle ore 10.30 incontro con il Dicastero per il Clero; ore 12.15 incontro con la Segreteria generale per il Sinodo e alle ore 17.00 la Messa nella Basilica di San Giovanni in Laterano.

Mercoledì 10 aprile, alle ore 9.15 incontro con il Dicastero per la Dottrina della Fede; alle ore 10.30 appuntamento con il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica; alle ore 11.45 incontro con il Dicastero per l’Evangelizzazione; alle ore 18.00 Messa nella Basilica di Santa Maria Maggiore.

Giovedì 11 aprile alle ore 9.00 il Santo Padre incontrerà i Vescovi della Campania; alle ore 15.00 incontro con il Dicastero per la Comunicazione e alle ore 18.00 la Messa nella Basilica di San Paolo fuori le Mura.

Venerdì 12 aprile, ultimo giorno, alle ore 8.45 incontro con il  Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; alle ore 10.00 incontro con il Dicastero per la Cultura e l’Educazione e alle ore 12.00 appuntamento con la Segreteria di Stato e Sez. Rapporti con gli Stati e le Org. Internazionali.

I fondamenti della Visita ad Limina Apostolorum

Si tratta di momenti particolari in cui i presuli riferiscono al Papa sull’andamento delle Diocesi per averne indicazioni e risposte. Questa visita, sottolinea la Costituzione apostolica Praedicate evangelium, rappresenta «il momento più alto delle relazioni dei pastori di ciascuna Chiesa particolare e di ogni Conferenza episcopale e di ogni Struttura gerarchica orientale con il Vescovo di Roma. Egli, infatti, ricevendo i suoi fratelli nell’episcopato, tratta con loro delle cose concernenti il bene delle Chiese e la funzione pastorale dei vescovi, li conferma e sostiene nella fede e nella carità. In tal modo si rafforzano i vincoli della comunione gerarchica e si evidenziano sia la cattolicità della Chiesa che l’unità del Collegio dei vescovi».

Parlando delle visite che stanno compiendo le Diocesi italiane, in apertura dell’ultimo Consiglio permanente il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi, ha detto che rendono «ancora più manifesta la collegialità quale dimensione necessaria e insostituibile per la Chiesa sinodale».

«Anche le Conferenze episcopali, nelle quali ci è dato di vivere la comunione tra noi vescovi e la missione in seno ad un medesimo territorio – ha aggiunto Zuppi -, si inseriscono in questo movimento sinodale. Il nostro venire a Roma è, pertanto, un’opportunità per portare ad limina Petri la ricchezza, la bellezza, ma anche le fatiche dei nostri vissuti ecclesiali e del nostro camminare insieme. Allo stesso tempo, incontriamo il Vescovo di Roma per condividere con lui le sfide odierne per l’annuncio del Vangelo, accogliendo come consegna la sua parola per tutte le nostre Chiese. E tutto questo in uno stile di grande franchezza, requisito essenziale per una Chiesa che voglia essere tutta sinodale».

conferenzaepiscopalecampana.it

L’omelia del Vescovo Carlo alla S. Messa Crismale 2024

Carissimi fratelli e sorelle del popolo di Dio, carissimi fratelli presbiteri della Chiesa di Ischia,

siamo questa sera riuniti nella chiesa di santa Maria di Portosalvo per la celebrazione della Messa del Crisma, celebrazione del Giovedì Santo, del giovedì mattina, ma come buona tradizione da qualche anno anticipata il mercoledì sera per favorire la partecipazione di tutto il popolo di Dio. Questa celebrazione ci introduce, in pienezza con la Messa domani in Coena Domini, al triduo pasquale, al triduo della Santa Pasqua, i tre giorni che sono il centro di tutta la vita liturgica della Chiesa. In questa celebrazione, siamo chiamati a rendere grazie al Signore per tutto il bene che ci dona, per tutto il bene che possiamo fare come figli di Dio; in maniera particolare, carissimi confratelli sacerdoti, per tutto il bene che noi possiamo fare per grazia di Dio per mezzo del sacerdozio, dono che il Signore ci ha fatto.

Ci accompagna la Parola di Dio che abbiamo ascoltato e la stessa liturgia che stiamo celebrando. Accogliamo questa parola come racconta Gesù nel Vangelo di Luca: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura”. Sono queste le parole che l’evangelista Luca pone sulle labbra di Gesù e che stanno ad indicare la fedeltà di Dio alla sua Parola, alla sua promessa di salvezza. Anche noi questa sera siamo chiamati ad accogliere questa parola che oggi si compie anche nella nostra vita. È Parola di chi porta ai poveri il lieto annunzio, la Parola di chi proclama la liberazione, di chi annunzia la vita: è la Parola di chi proclama una vita nuova; quella vita nuova che a noi viene donata per mezzo della fede in Gesù. È vita nuova che viene donata a chi crede in Gesù, figlio di Dio.

Carissimi fratelli presbiteri, il nostro rendere grazie al Signore per il dono del sacerdozio, per il dono di averci chiamato a qualcosa di grande, a seguirlo come suoi discepoli, ci richiama all’impegno, oggi urgente e costante più che mai, e che non deve mai venire meno, di “pregare il Signore della Messe perché mandi operai nella Sua messe!” (Mt 10, 38).

Questa Parola che noi questa sera accogliamo vuole diventare lo stile che sempre più deve caratterizzare la nostra vita sacerdotale; è lo stile della vicinanza e della prossimità, come abbiamo avuto più volte occasione di richiamare, è lo stile della attenzione e della cura reciproca. Come presbiteri siamo chiamati ad essere vicini alle nostre comunità, come comunità siamo chiamati a chi nelle nostre comunità si sente messo ai margini e a chi non vive l’avventura bella, esaltante, stupenda, del nostro essere Chiesa del Signore. Si, carissimi fratelli, perché oggi questa Parola che si compie è per noi motivo di gioia e, questa sera, il rinnovo delle nostre promesse sacerdotali, diventa motivo di gioia per il dono del sacerdozio, è la gioia stessa di stasera che davanti a tutto il popolo di Dio vogliamo dire nell’essere presbiteri, nell’aver accolto nella nostra vita questo dono di Dio.

Come sacerdoti siamo chiamati a curare il popolo che il Signore ci affida ma non possiamo non avere un cuore grande, ampio: il cuore di chi non ha soltanto a cuore le nostre Chiese di Pozzuoli e di Ischia, ma ha a cuore la Chiesa intera, anzi, l’intera umanità. Non possiamo non mettere nelle mani di Dio la nostra preghiera per la pace. Certo, siamo invitati a pregare in maniera particolare per l’Ucraina, per questa guerra che sembra entrare nel cuore stesso dell’Europa, quasi a piccoli passi, in un’escalation di violenza graduale. Siamo chiamati a pregare per la Terra Santa, per la terra in cui la Parola è diventata carne. Ma ci sono altre decine di guerre sparse per il mondo, ed anche queste sofferenze, la sofferenza di questi popoli, noi vogliamo mettere nelle mani di Dio; di una guerra che è mondiale perché in tante parti del mondo.

Vogliamo ritornare al motivo della nostra gioia, una gioia che ci caratterizza dal profondo, perché fonte di questa gioia è il dono della vocazione, fonte di questa gioia è la consapevolezza di aver dedicato tutta la vita al Signore. Oggi, lo riconosciamo, viviamo in un mondo lacerato, in un mondo in cui anche la crisi climatica ci spinge verso orizzonti tutti da scrutare e, come ricorda papa Francesco nella Laudato Si’, richiama tutti noi ad un senso di responsabilità e corresponsabilità nelle nostre azioni quotidiane.

Come ebbe a scrivere, qualche anno fa, Jacques Maritain, autore con il quale siamo chiamati a riscoprire l’attualità di un umanesimo integrale, che dopo un lungo percorso spirituale e intellettuale approdò al pensiero tomista dopo la sua conversione al cattolicesimo, “dopo aver studiato con tanta passione tutte le filosofie moderne […] sempre con il desiderio di conoscere sempre più profondamente le ricerche, le scoperte, le angosce del pensiero moderno, [siamo chiamati a] farvi penetrare sempre più la luce che ci viene da una sapienza elaborata nel corso dei secoli e che resiste allo scorrere del tempo”. In un’epoca come la nostra, sempre più caratterizzata da cambiamenti così profondi da farci stare pienamente in un cambiamento d’epoca, siamo sempre più chiamati a fondare la nostra azione pastorale nella Parola; siamo chiamati a ‘tornare a Dio, a riscoprire il significato teologico della nostra esistenza’, chiamati a valorizzare la ricchezza della storia, delle tradizioni delle nostre chiese in un mutato contesto ecclesiale e sociale.

Siamo chiamati, ed è lo stesso papa Francesco a ricordarcelo, ad essere esperti in umanità. Noi sacerdoti siamo chiamati ad essere insieme con la gente, con il popolo che il Signore per sua grazia ci ha affidato. Sentiamo in noi la responsabilità di una comunità che ci viene affidata per annunciare il Vangelo. Come Chiesa siamo chiamati a riscoprire il significato della nostra vita come incontro con il Signore: è solo l’incontro con Cristo che può dare senso e significato alla nostra vita.

Carissime sorelle, carissimi fratelli, di questo essere chiamati ad essere esperti in umanità vogliamo assumerne l’impegno: vogliamo sperimentare la gioia e la bellezza di pregare gli uni per gli altri, nella consapevolezza che senza il dono della preghiera reciproca siamo “come una canna sbattuta dal vento” (Mt 11, 7): è solo attraverso il dono della preghiera che possiamo sperimentare quella dimensione così profonda dell’amore che è il prendersi cura, prendersi a cuore, gli uni degli altri; un prendersi a cuore che, in maniera particolare, per me vescovo e con voi cari presbiteri, significa condividere, prendere a cuore le gioie ma anche le fatiche del nostro ministero.

In un contesto in cui ci diciamo più di una volta “niente è più come prima”, soprattutto in questo cambiamento d’epoca che stiamo vivendo e nel quale ci siamo pienamente immessi, permettetemi di aggiungere, se niente è più come prima, “meno male che niente è più come prima”, perché è la storia dell’umanità, fin dai tempi antichi, per noi che abbiamo fede nel Dio unico, che mai niente è stato più come prima. Mai l’oggi è stato uguale al ieri e non sarà uguale al domani. Il sacerdote è l’uomo che è alla ricerca, è l’uomo che quando dice sì al Signore lascia le proprie sicurezze, segue colui che non ha nemmeno dove posare il capo, e che sull’esempio dei pescatori della Galilea, si mette alla sequela di Gesù, fidandosi di niente altro che della Sua Parola, dell’invito a seguirlo. Noi non siamo tra coloro che rimpiangono le cipolle dell’Egitto a fronte della speranza di una vita nuova che ci viene dal Risorto e nel compimento della sua Scrittura, della sua Parola. Noi siamo chiamati a lavorare per il Regno, siamo chiamati ad accompagnare gli uomini e le donne di oggi nel complesso e mai scontato cammino della esistenza, con gioia e senza stancarci. Carissimi confratelli, tutto questo lo possiamo vivere e sostenere soltanto nella misura in cui permettiamo che si realizzi nella nostra vita quanto abbiamo invocato e pregato nel giorno della nostra ordinazione e che oggi rinnoviamo nelle promesse: ci rivolgiamo a Dio Padre riconoscendo la sua presenza nella storia della salvezza. Invochiamo lo Spirito, ancora oggi come lo abbiamo invocato nel giorno della nostra ordinazione sui candidati al sacerdozio, perché possa santificarli e renderli idonei al dono che viene loro affidato: Gesù, il Figlio è per la mediazione che ha presso il Padre per il dono dello Spirito. In tal modo è il mistero della Trinità che è all’origine di ogni ministero ordinato. Possiamo certamente affermare che l’identità del sacerdote è identità trinitaria: siete chiamati a vivere la vostra vita, il vostro ministero, ad immagine e somiglianza della trinità di Dio. È Dio incarnato che ha dato la sua vita per noi con amore e per amore sino alla fine, delle sue forze e della sua stessa vita. È Gesù che non ha considerato un tesoro geloso, un privilegio l’essere uguale a Dio ma, come ricorderemo domani sera nella messa in Coena Domini, ha assunto, fino in fondo, la condizione di servo, chiedendo a noi di farci servi gli uni degli altri.

Carissimi fratelli e sorelle, carissimi fratelli presbiteri, ci apprestiamo tra pochi momenti alla benedizione degli oli santi.

La messa crismale, con la benedizione del crisma, da cui ne mutua il nome, sta ad indicare, sempre più, la nostra appartenenza a Cristo, colui che è l’unto. Sull’esempio di Cristo, nel rito di ordinazione anche noi veniamo unti, consacrati, con l’unzione del crisma: questa unzione per noi sacerdoti significa la piena appartenenza a Cristo, la nostra piena disponibilità a riporre la nostra vita nelle mani di Cristo. È questo, e soltanto questo, il motivo della nostra gioia. Insieme con il crisma, benediciamo l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi; la benedizione degli oli per noi sta a significare che il Signore, per mezzo dei suoi sacramenti, ci accompagna per tutta la nostra vita; ci accompagna e ci sostiene nella gioia ma anche nel dolore, partecipa della nostra vita, delle gioie e delle sofferenze.

L’olio di quest’anno ci è stato donato da parte della Polizia di Stato e dall’Associazione “Quarto Savona 15”. Questo olio è stato ricavato dagli ulivi piantati nel ‘giardino della memoria’ a Capaci, dove c’è stata la strage di Falcone e della sua scorta, dedicato alle vittime della lotta alla mafia (La quarto Savona 15 era la sigla dell’auto su cui viaggiavano gli uomini della scorta a Falcone). Tale olio si aggiunge, come da tradizione, all’essenza del bergamotto che la Diocesi di Locri-Gerace in Calabria dona alle Chiese che sono in Italia. Una preghiera particolare chiediamo questa sera per le diocesi della Calabria, che sono sotto l’attenzione pericolosa della malavita locale. Una Chiesa, questa, per davvero sotto pressione, ma che sta tentando di riportare sentimenti e azioni di legalità al territorio purtroppo martoriato: a loro, ai sacerdoti, ai vescovi di quella terra siamo vicini con il nostro affetto e la nostra preghiera.

In un territorio come il nostro, tutto questo si connota di un significato particolare: noi come pastori siamo chiamati ad essere custodi di legalità e stare sempre dalla parte del bene, avendo cura del bene comune che ci viene affidato. Viviamo in un territorio bellissimo ma anche fragile. Gli eventi tragici degli scorsi anni ci hanno rimandato alla responsabilità verso questo territorio che ci viene affidato. Papa Francesco ci ricorda come il creato, la bellezza della natura, è un dono che ci viene affidato perché noi possiamo preservarlo, custodirlo e affidarlo alle generazioni che vengono dopo di noi. Siamo tutti diventati più consapevoli che le conseguenze delle nostre scelte hanno ricadute non solo personali, ma su tutta la comunità. Questo impegno per il bene e per la legalità ci rimanda a due sacerdoti che hanno ripagato con la vita il loro impegno per la testimonianza del vangelo nei nostri complessi territori e che questa sera vogliamo ricordare come confratelli nel trentesimo anniversario della loro uccisione: don Pino Puglisi e don Peppino Diana.

Vorrei concludere con le parole di papa Francesco in occasione dell’anniversario della morte di don Peppino Diana e che pongo alla attenzione ed alla sensibilità di tutti quanti voi: “i cristiani sono coloro che annunziano il Vangelo e vivono la vocazione ad essere con Cristo segno di un’umanità nuova, fecondata dalla fraternità e dalla comunione”.

Carissimo popolo di Dio, carissimi presbiteri, a Maria affido il vostro ministero; sappiate, come Lei, contemplare il volto del suo Figlio per poterne essere sempre più testimoni autentici ed annunciatori appassionati.

Comunicato stampa a tutela dei fedeli cattolici

In relazione alla presenza sull’Isola dell’Associazione “Metafisica Saint Germain-Metafisica Italica” e delle attività da essa guidate nei giorni 28 marzo-1° aprile 2024 sotto il titolo Ischia Metafisica. Pellegrinaggio di Primavera, Pasqua 2024: “Le iniziazioni di Agartha”, questa curia diocesana, fatta salva la libertà di ciascuno in materia di spiritualità e di religione, precisa che sia l’Associazione, sia le sue attività, sia la partecipazione ad esse nulla hanno a che fare con la fede cristiana cattolica e con la Chiesa cattolica. Il presente comunicato viene emesso a tutela dei fedeli cristiani cattolici, al fine di evitare loro ogni possibile confusione e/o incomprensione sulla natura e sulle attività della suddetta Associazione.