L’omelia del Vescovo Carlo alla S. Messa Crismale 2024

Carissimi fratelli e sorelle del popolo di Dio, carissimi fratelli presbiteri della Chiesa di Ischia,

siamo oggi riuniti nella chiesa di santa Maria in Portosalvo per la celebrazione della Messa del Crisma, celebrazione che ci introduce, con la Messa in Coena Domini, al triduo della Santa Pasqua. Siamo chiamati, in questa celebrazione, a rendere grazie al Signore per tutto il bene che ci dona, per tutto il bene che possiamo fare per mezzo del nostro sacerdozio.

Ci accompagna la Parola di Dio che abbiamo ascoltato e la stessa liturgia che stiamo celebrando. “Oggi si è adempiuta questa Scrittura”. Sono queste le parole che l’evangelista Luca pone sulle labbra di Gesù e che stanno ad indicare questa fedeltà di Dio alla sua Parola, alla sua promessa di salvezza. Siamo chiamati ad accogliere questa parola che oggi si compie anche nella nostra vita. È Parola di chi porta ai poveri il lieto annunzio, di chi proclama la liberazione, la vita: è la Parola di chi proclama una vita nuova; quella vita nuova che a noi viene donata dalla fede in Gesù.

Il nostro rendere grazie al Signore per il dono del sacerdozio, per il dono di averci chiamato a qualcosa di grande, seguirlo come suoi discepoli, ci richiama all’impegno, costante e che non deve mai venire meno, di “pregare il Signore della Messe perché mandi operai nella Sua messe!” (Mt 10,38).

Questa Parola che noi accogliamo è lo stile che accogliamo e che sempre più deve caratterizzare la nostra vita sacerdotale; lo stile della vicinanza e della prossimità, lo stile della attenzione e della cura reciproca. Come presbiteri siamo chiamati ad essere vicini alle nostre comunità, come comunità siamo chiamati a chi nelle nostre comunità si sente messa ai margini e a chi non vive l’avventura bella, esaltante, del nostro essere Chiesa del Signore. Si, carissimi fratelli, perché oggi questa Parola che si compie è per noi motivo di gioia e, il rinnovo delle nostre promesse sacerdotali, è motivo di gioia per il dono del sacerdozio, la gioia stessa di essere presbiteri.

Come sacerdoti siamo chiamati a curare il popolo che il Signore ci affida ma non possiamo non avere un cuore più grande, più ampio oserei dire: un cuore cha ha a cuore non soltanto le nostre Chiese di Pozzuoli e di Ischia, ma la Chiesa intera, anzi, l’intera umanità.

È a questa gioia, alla fonte di questa gioia che ci riporta la celebrazione di questa sera. Oggi, lo riconosciamo, viviamo in un mondo lacerato, in un mondo in cui anche la crisi climatica ci spinge verso orizzonti tutti da scrutare e, come ricorda papa Francesco nella Laudato Sì, richiama tutti noi ad un senso di responsabilità e corresponsabilità nelle nostre azioni.

Come ebbe a scrivere Jacques Maritain, autore con il quale siamo chiamati a riscoprire l’attualità di un umanesimo integrale, che approdò al pensiero tomista dopo la sua conversione al cattolicesimo, “dopo aver studiato con tanta passione tutte le filosofie moderne (…) sempre con il desiderio di conoscere sempre più profondamente le ricerche, le scoperte, le angosce del pensiero moderno, (siamo chiamati a) farvi penetrare sempre più la luce che ci viene da una sapienza elaborata nel corso dei secoli e che resiste allo scorrere del tempo”. In un’epoca come la nostra, sempre più caratterizzata da cambiamenti così profondi da farci stare pienamente in un cambiamento d’epoca, siamo sempre più chiamati a fondare la nostra azione pastorale nella Parola; chiamati a ‘tornare a Dio, a riscoprire il significato teologico della nostra esistenza’, chiamati a valorizzare la ricchezza della storia, delle tradizioni delle nostre chiese in un mutato contesto ecclesiale e sociale.

Siamo chiamati ad essere esperti in umanità, ad essere insieme con la gente, con il popolo che il Signore ci ha affidato. Sentiamo in noi la responsabilità di una comunità che ci viene affidata per annunciare il vangelo. Come Chiesa siamo chiamati riscoprire il significato della nostra vita come incontro con il Signore: è solo l’incontro con Cristo che può dare senso e significato alla nostra vita.

Di questo essere chiamati ad essere esperti in umanità ce ne assumiamo l’impegno: vogliamo sperimentare la gioia di pregare gli uni per gli altri, nella consapevolezza che senza il dono della preghiera reciproca siamo “come una canna sbattuta dal vento” (Mt 11,7): è solo attraverso il dono della preghiera che possiamo sperimentare quella dimensione così profonda dell’amore che è il prendersi a cuore gli uni degli altri; un prendersi a cuore che, per me vescovo e con voi cari presbiteri, significa condividere, prendere a cuore le gioie ma anche le fatiche del nostro ministero.

“Niente è più come prima”, quante volte ce lo siamo detti, soprattutto in questo cambiamento d’epoca che siamo vivendo. Permettetemi di aggiungere: “meno male che niente è più come prima. È la storia dell’umanità, fin dai tempi antichi, per noi che abbiamo fede nel Dio unico, che mai niente è stato più come prima. Il sacerdote è l’uomo che è alla ricerca, è l’uomo che lascia le proprie sicurezze e che, sull’esempio dei pescatori Galilea, si mette alla sequela di Gesù, fidandosi di niente altro che della Sua Parola. Noi non siamo tra coloro che rimpiangono le cipolle dell’Egitto a fronte della speranza di una vita nuova che ci viene dal Risorto e nel compimento della sua Scrittura, della sua Parola. Noi siamo chiamati a lavorare per il Regno, siamo chiamati ad accompagnare gli uomini e le donne di oggi nel complesso e mai scontato cammino della esistenza, con gioia e senza stancarci. Carissimi confratelli, tutto questo lo possiamo vivere e sostenere soltanto nella misura in cui permettiamo che si realizzi nella nostra vita quanto abbiamo invocato e pregato nel giorno della nostra ordinazione e che oggi rinnoviamo nelle promesse: ci rivolgiamo a Dio Padre riconoscendo la sua presenza nella storia della salvezza. Invochiamo lo Spirito sui candidati al sacerdozio perché possa santificarli e renderli idonei al dono che viene loro affidato: Gesù, il Figlio è per la mediazione che ha presso il Padre per il dono dello Spirito. In tal modo è il mistero della Trinità che è all’origine di ogni ministero ordinato. Possiamo certamente affermare che l’identità del sacerdote è identità trinitaria: siete chiamati a vivere la vostra vita, il vostro ministero, ad immagine e somiglianza della trinità di Dio. È Dio incarnato che ha dato la sua vita per noi con amore e per amore sino alla fine, delle sue forze e della sua stessa vita. È Gesù che non ha considerato un tesoro geloso, un privilegio l’essere uguale a Dio ma, come ricorderemo questa sera nella messa in Coena Domini, ha assunto, fino in fondo, la condizione di servo.

Carissimi fratelli presbiteri, ci apprestiamo tra pochi momenti alla benedizione degli oli santi.

La messa crismale, con la benedizione del crisma, da cui ne mutua il nome, sta ad indicare, sempre più, la nostra appartenenza a Cristo, colui che è l’unto. Sull’esempio di Cristo, nel rito di ordinazione anche noi veniamo unti, consacrati, con l’unzione del crisma: questa unzione per noi significa la piena appartenenza a Cristo, la nostra piena disponibilità a riporre la nostra vita nelle mani di Cristo. È questo, e soltanto questo, il motivo della nostra gioia. Insieme con il crisma, benediciamo l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi; la benedizione degli oli per noi sta a significare che il Signore, per mezzo dei suoi sacramenti, ci accompagna per tutta la nostra vita; ci accompagna e ci sostiene nella gioia ma anche nel dolore, partecipa della nostra vita, delle gioie e delle sofferenze.

L’olio di quest’anno ci è stato donato da parte della Polizia di Stato e dall’Associazione “Quarto Savona 15”. Questo olio è stato ricavato dagli ulivi piantati nel ‘giardino della memoria’ a Capaci, dedicato alle vittime della lotta alla mafia (La quarto Savona 15 era la sigla dell’auto su cui viaggiavano gli uomini della scorta a Falcone). Tale olio si aggiunge, come da tradizione, all’essenza del bergamotto che la Diocesi di Locri-Gerace dona alle chiese che sono in Italia.

In un territorio come il nostro, tutto questo si connota di un significato particolare: noi come pastori siamo chiamati ad essere custodi di legalità e stare sempre dalla parte del bene, avendo cura del bene comune che ci viene affidato. Viviamo in un territorio bellissimo ma anche fragile. Gli eventi tragici degli scorsi anni ci hanno rimandato alla responsabilità verso questo territorio che ci viene affidato: siamo tutti diventati più consapevoli che le conseguenze delle nostre scelte hanno ricadute non solo personali, ma su tutta la comunità. Questo impegno per il bene e per la legalità ci rimanda a due sacerdoti che hanno ripagato con la vita il loro impegno per la testimonianza del vangelo nei nostri complessi territori e che questa sera vogliamo ricordare come confratelli nel trentesimo anniversario della loro uccisione: don Pino Puglisi e don Peppino Diana.

Vorrei concludere con le parole di papa Francesco in occasione dell’anniversario della morte di don Peppino Diana e che pongo alla attenzione ed alla sensibilità di tutti quanti voi: “i cristiani sono coloro che annunziano il Vangelo e vivono la vocazione ad essere con Cristo segno di un’umanità nuova, fecondata dalla fraternità e dalla comunione”

Carissimi presbiteri, a Maria affido il vostro ministero; sappiate, come Lei, contemplare il volto del suo Figlio per poterne essere sempre più testimoni ed annunciatori appassionati.

Comunicato stampa a tutela dei fedeli cattolici

In relazione alla presenza sull’Isola dell’Associazione “Metafisica Saint Germain-Metafisica Italica” e delle attività da essa guidate nei giorni 28 marzo-1° aprile 2024 sotto il titolo Ischia Metafisica. Pellegrinaggio di Primavera, Pasqua 2024: “Le iniziazioni di Agartha”, questa curia diocesana, fatta salva la libertà di ciascuno in materia di spiritualità e di religione, precisa che sia l’Associazione, sia le sue attività, sia la partecipazione ad esse nulla hanno a che fare con la fede cristiana cattolica e con la Chiesa cattolica. Il presente comunicato viene emesso a tutela dei fedeli cristiani cattolici, al fine di evitare loro ogni possibile confusione e/o incomprensione sulla natura e sulle attività della suddetta Associazione.

KAIRE 08 ANNO XI

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KAIRE 07 ANNO XI

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KAIRE 06 ANNO XI

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