Papa Francesco ha dedicato l’udienza di mercoledì 13 settembre a ripercorrere le tappe del suo viaggio in Colombia. 13mila fedeli in piazza San Pietro

 

Il popolo colombiano è un popolo gioioso che, pur tra tante sofferenze, ha speranza. I papà e le mamme – come hanno fatto lungo le strade di Bogotá, Villavicencio, Medellin e Cartagena – mostrano con orgoglio i loro bambini. E un popolo che ha ancora il coraggio di fare bambini è un popolo che ha futuro. È cominciato con questa immagine il bilancio del viaggio in Colombia, di cui Papa Francesco, durante l’udienza di mercoledì 13 settembre – pronunciata davanti a 13mila persone – ha ripercorso le tappe. “Un popolo capace di fare bambini, e capace di farli vedere con orgoglio, come una speranza, è un popolo che ha futuro, e questo mi è piaciuto tanto!”, esclama Francesco, dopo aver espresso un ringraziamento speciale al popolo colombiano che lo ha accolto con tanto affetto e tanta gioia. Al centro del suo ventesimo viaggio internazionale, il quinto in un Paese dell’America Latina – dice Francesco sottolineando prima di tutto la continuità con i Papi che l’hanno preceduto, Paolo VI nel 1968 e Giovanni Paolo II nel 1986 – c’è stato il processo di riconciliazione che la Colombia sta vivendo per uscire da mezzo secolo di conflitto interno, che ha seminato sofferenze e inimicizie, procurando tante ferite, difficili da rimarginare. “Con l’aiuto di Dio il cammino è ormai avviato”, il bilancio. La Colombia – come la maggior parte dei Paesi latinoamericani – è un Paese in cui sono fortissime le radici cristiane: sta qui “la linfa della sua invincibile speranza”, nonostante il Maligno che ha diviso il popolo durante gli oltre 50 anni di guerriglia. “Ho potuto vederlo negli occhi delle migliaia e migliaia di bambini, ragazzi e giovani che hanno riempito la piazza di Bogotá e che ho incontrato dappertutto; quella forza di vita che anche la natura stessa proclama con la sua esuberanza e la sua biodiversità”, la testimonianza di Francesco, che ricorda a braccio come la Colombia sia il secondo Paese al mondo per biodiversità. Cuore del viaggio in Colombia è stata la tappa di Villavicencio, dedicata in modo particolare al tema della riconciliazione: prima la messa beatificazione dei due martiri, Jesus Emilio Jaramillo Monsalve e Pedro María Ramírez Ramos – “ascoltare le loro biografie è stato commovente fino alle lacrime” – poi la speciale liturgia di riconciliazione “simbolicamente orientata verso il Cristo di Bocayá, senza braccia e senza gambe, mutilato come il suo popolo”, racconta Francesco. “Misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno”, dice citando il Salmo 85, che contiene la profezia di ciò che è avvenuto venerdì scorso in Colombia: “La profezia e la grazia di Dio per quel popolo ferito, perché possa risorgere e camminare in una vita nuova”. “Ciascun colombiano possa fare ogni giorno il primo passo verso il fratello e la sorella, e così costruire insieme, giorno per giorno, la pace nell’amore, nella giustizia e nella verità”, l’augurio finale del Papa: “Fare il primo passo”, come recita il motto del viaggio, “significa avvicinarsi, chinarsi, toccare la carne del fratello ferito e abbandonato. E farlo con Cristo, il Signore divenuto schiavo per noi. Grazie a Lui c’è speranza, perché egli è la misericordia e la pace”.