È stato presentato l’Instrumentum Laboris della XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi del prossimo ottobre, dove si parla anche di formazione, accompagnamento e integrazione dei divorziati risposati.

Il documento è consultabile sul sito vaticano: www.vatican.va

Un anno fa ad ottobre si era concluso il Sinodo straordinario dedicato a “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Una doppia consultazione che ha avviato un processo di partecipazione di base con dati concreti e reali sulla famiglia nel mondo. Intervista a don Paolo Gentili direttore dell’Ufficio famiglia della Cei.

 

Quali principali novità riscontra nel documento?

«Innanzitutto si vede tutta la ricchezza straordinaria di questo anno di grazia.

La doppia consultazione ha suscitato una piena partecipazione di popolo alla riflessione sinodale. Storicamente non ricordiamo una così attenta e capillare attenzione a tutta la base.

È una grande novità.

Il fatto, poi, di aver messo in luce degli aspetti meno evidenziati in passato come la crisi economica, la povertà, i vedovi, la disabilità, gli anziani, ha permesso di far vedere la carne viva della famiglia».

 

Non le sembra che il metodo sinodale, di una chiesa in comunione che nel corso del cammino ascolta, aggiunge, non sia già di per sé un cammino appassionante…

«Crea un processo come spesso dice papa Francesco piuttosto che ridursi ad un evento.

Nei questionari ricevuti dalle diocesi italiane sappiamo per certo che oltre ai 144 consegnati ce ne sono molti altri di chiese che hanno scelto di approfondire la riflessione in tempi molto più lunghi senza consegnare le risposte nei tempi previsti.

Facendo un vero lavoro di una cultura dell’incontro sulle grandi tematiche legate alla famiglia che suscita una passione nuova di chiesa.

Diventa viva quella famiglia di famiglie di cui spesso si è parlato. Le famiglie diventano così protagoniste del loro cammino, della loro storia, dell’attenzione della chiesa e diventano soggetto di evangelizzazione con la capacità di essere Vangelo vivo.

Possono dare un contributo prezioso nella formazione dei presbiteri, nelle scelte quotidiane della chiesa. Diventano protagoniste vive del cammino e della missione della chiesa».

 

Formazione, accompagnamento, integrazione dei divorziati risposati civilmente nella comunità cristiana. Più questi aspetti saranno vissuti e attuati non crede possano cambiare il volto stesso della comunità cristiana che diventa più calda e accogliente?

«Non solo. Penso anche alla struttura della pastorale familiare. La famiglia non diventa più il territorio della pastorale familiare, ma il territorio comune di attenzione ai giovani, alla catechesi, alla pastorale sociale, del lavoro, Caritas, Migrantes.

È come riscoprire una comunità cristiana che profuma di famiglia che è al centro insieme a tutte le famiglie “ferite” con tutti i drammi che comporta».