Martedì 5 dicembre il Cardinale Bassetti ha presieduto la S. Messa con la popolazione colpita dal sisma nella chiesa conventuale dei PP. Passionisti a Casamicciola

 

Giuseppe Galano – Kaire

“Sono venuto per un istinto che mi diceva di venire a far visita a Casamicciola e alle persone terremotate, per portare una parola di conforto e speranza e per dire che il Signore vuole bene. Dio parla sempre e lo fa anche attraverso il terremoto. Certi segni sembrano il rovescio della medaglia e non riusciamo a comprenderli. Gesù ci raccoglie tutti nel Suo amore. Tutto quello che accade nella vita ha un suo significato; l’importante è stare insieme. L’incoraggiamento non è fatto di parole ma di gesti. Stasera avevo bisogno di vedere i vostri volti per dire che un fratello è venuto a far visita ai suoi fratelli. Questo è il Vangelo del Signore”.

Bastano queste poche parole pronunciate all’inizio della celebrazione per capire chi sia realmente Gualtiero Bassetti, una persona straordinariamente umile e al servizio del prossimo, il Cardinale che, novello sacerdote, nel 1966 salvò vite umane durante l’alluvione di Firenze e che il 25 maggio 2017 è stato nominato Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Tra i numerosi fedeli che affollavano la chiesa della cittadina termale si respirava un clima di attesa e curiosità. Nel corso della sua omelia il Card. Bassetti ha più volte vivamente ringraziato per l’invito e l’accoglienza molto calorosa che gli è stata riservata. “Molto volentieri ho accettato questo invito. Sono venuto con profondo desiderio dell’anima per esprimere vicinanza, partecipazione e solidarietà da parte di tutta la Chiesa che è in Italia. Anche io vengo da una terra bellissima ed altrettanto fragile come l’Umbria. La fragilità di queste terre è proporzionale alla loro bellezza. L’Italia è bella e fragile così come lo sono i suoi abitanti”. Egli ha raccontato la sua esperienza vissuta lo scorso anno accanto alle popolazioni devastate dal terremoto che ha colpito il Centro Italia. “Conosco personalmente i disagi, le lacrime e le sofferenze di chi ha perso con la casa i beni e gli affetti della propria vita. Esprimo forte solidarietà ai parenti delle vittime, agli sfollati ed ai feriti. Esprimo gratitudine ai volontari. Che bello il volontariato, forte espressione di amore gratuito”. Bassetti afferma che dinanzi a certe tragedie la cosa più importante è rimanere uniti e condividere. Nato e vissuto in condizioni di povertà negli anni difficili del secondo dopoguerra ci parla del vero significato del Vangelo. “Mia madre faceva il pane e quello era il pane di tutti. Il Vangelo è diverso dalle logiche della matematica. Più si condivide con gli altri e più si ha”. L’invito rivolto a tutti è quello di entrare nell’Avvento per vivere l’attesa del Signore che viene a salvarci. “Lui è la nostra speranza, da Lui dobbiamo attenderci tutto. Non abbiamo bisogno di potenti, ricchi e di quelli che contano, abbiamo bisogno che Dio venga a salvarci”. Il Cardinale si sofferma su un triste aspetto, dominante ai giorni nostri, la mancanza di relazioni. “Gli uomini vivono una solitudine terribile, non approfondiscono le relazioni. Ciascuno rimane nella sua solitudine. Oggi vi è sete di Dio, vi è bisogno di salvezza, del Dio che viene e nel quale crediamo. Viviamo troppo al di fuori di noi-aggiunge- e ci facciamo coinvolgere da tutto quello che è esterno. Chi è troppo impegnato a realizzare sé stesso non lascia spazio a Dio”. L’auspicio rivolto a tutti è che questo periodo di Avvento ed il Natale possano lenire le tante sofferenze ed amarezze presenti nel cuore di tanti. Al termine della celebrazione racconta una sua personalissima esperienza. “Lo scorso anno in questa stagione mi sono recato a San Pellegrino, vicino Norcia. Non era rimasta lì pietra su pietra. All’imbrunire faceva molto freddo con temperature al di sotto dello zero. Una quarantina di persone erano sotto una tenda riscaldata dall’esercito. Mi sono messo a parlare con alcune di esse. Alzando l’indice dissi quanto era bello quel paese. Un uomo anziano si rivolse a me dicendomi che avrei dovuto dire quanto è bello il paese e non quanto era bello. Quell’uomo guardava con gli occhi della ricostruzione. Quella sera ho capito cosa è la speranza, ciò che fa vedere con gli occhi di Dio il Suo piano. Vi auguro questa speranza. Quando vi sentite tristi e piangete qualche lacrima guardate sempre l’Immacolata, segno di consolazione e sicura speranza”.

Foto di Giovan Giuseppe Lubrano e Andrea Di Massa