CONSOLARE GLI AFFLITTI

3 ottobre ore 20:30 in Cattedrale con il don Maurizio Patriciello, Parroco di San Paolo Apostolo, parrocchia di Caivano (Na)

«Questo mi consola nella miseria, la tua parola mi fa vivere.» (Sal 119,50)

 

padre-maurizio-patriciello-2CHI E’ MAURIZIO PATRICIELLO

Le sue parole sono forti, con poche frasi tocca tanti argomenti. Impegnato tra mille interviste ed articoli tesi a riaccendere le coscienze delle persone, è un punto di riferimento per tanti. Insieme ai volontari strappa vite alla camorra e lotta ogni giorno affinché rinasca una realtà sana.

Sono passati ormai vent’anni da quando l’undici febbraio 1994 venne dichiarata per la prima volta lo stato di emergenza rifiuti per la Campania, e ad oggi nel 2016 la situazione non sembra migliorata, se non aggravatasi nel corso degli anni.

Una figura importante quindi quella rappresentata da Don Maurizio Patriciello,  voce senza paura di fronte all’apocalisse degli sversamenti illegali e della gestione corrotta dei rifiuti nella “Terra dei Fuochi” tra Napoli e Caserta.

Combatte il degrado stando vicino alla sua gente, respirando con loro lo stesso pericolo di morte. Firmando petizioni e denunce. Accendendo i riflettori su questa terra violentata di cui ormai tutti hanno paura. «Abbiamo, in questa zona, le stesse malattie che hanno nelle zone a più alta densità industriale», dice sconfortato, «ma qui le industrie non ci sono».

Questa fetta di territorio campano è avvelenata da rifiuti tossici che hanno seminato morte nel corso degli ultimi decenni. Morte che non ha risparmiato neanche la sua famiglia, con il decesso del fratello avvenuta per leucemia.

Don Maurizio Patriciello è nato a Fratta Minore e dopo aver lavorato in qualità di paramedico ha deciso di entrare in seminario grazie all’incontro con un frate francescano che lo ha ricondotto nell’alveo di quella Chiesa che aveva temporaneamente abbandonato anni prima. In qualità di parroco di Caivano, in poco tempo è diventato uno dei volti più noti della battaglia intrapresa per la rinascita di un territorio inquinato dai rifiuti industriali sversati e poi interrati senza alcuna precauzione nelle campagne. Sulla clamorosa vicenda ha peraltro scritto alcuni libri, tra i quali il Vangelo dalla terra dei fuochi, pubblicato da Imprimatur nel 2013, Non aspettiamo l’Apocalisse, scritto a quattro mani insieme a Marco De Marco e pubblicato da Rizzoli nel 2014 e in ultimo (aprile 2016) il romanzo Madre Terra fratello fuoco, scritto insieme alle madri di questa terra bellissima e martoriata da fumi e veleni che racconta le storie dei bambini e dei ragazzi morti di cancro, o meglio uccisi dai camorristi, «dai colletti bianchi insozzati e dei politici corrotti, collusi, ignavi».

In una recente intervista rilasciata a Sette, il magazine del Corriere della Sera, ha ripercorso le tappe che hanno segnato il dramma di migliaia e migliaia di famiglie colpite dai devastanti effetti di un uso criminale del territorio a opera dei clan camorristici. Una intervista partita dalle minacce di cui il parroco è stato oggetto e tese a silenziarne la denuncia, ritenuta evidentemente scomoda, a opera dei clan stessi.

Nell’intervista don Patriciello ha voluto ricordare come se dalla Camorra ci si possono aspettare comportamenti criminali, ben altre condotte dovrebbero invece ispirare gli imprenditori che nel corso di questi decenni si sono affidati alla criminalità organizzata per l’eliminazione delle scorie nocive delle lavorazioni delle loro industrie. Tanto da stigmatizzare il suo mancato ricevimento da parte di Giorgio Squinzi, ex numero uno di Confindustria.

Non meno grave la totale cecità dimostrata dalla politica, con interventi che non tengono in nessun conto la gravità della situazione innescata da indici di disoccupazione arrivati in alcune delle zone interessate al 90% e tali da spingere molte famiglie a farsi pagare per bruciare i rifiuti. Di fronte a questo incredibile disastro sociale, la risposta è stata semplicemente affidata alla repressione portata avanti a colpi di leggi che dichiarano illegale bruciare i rifiuti, ignorando il fatto che il non farlo farebbe mancare forme elementari di sostegno a famiglie che non possiedono fonti di reddito alternative.