Sabato 19 dicembre in Episcopio lo scambio di auguri natalizi. Un’occasione per lanciare una sfida ai sei primi cittadini sul creato e sulla salvaguardia del nostro territorio

Filomena Sogliuzzo per il Kaire

Il tempo del Natale si sa’, è tempo di riti, scambiarsi gli auguri è uno dei più praticati ed è tra quelli che possono rinsaldare i rapporti o crearne di nuovi e duraturi. In questo spirito di reciprocità e accoglienza, il 19 dicembre scorso in Episcopio, si è svolto il consueto scambio di auguri natalizi tra Mons. Lagnese, i membri dell’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro con il direttore don Gaetano Pugliese e i rappresentanti delle municipalità ischitane.

L’incontro è stato amichevole e per questo motivo è andato oltre il mero formalismo toccando in un confronto aperto e sincero, le molte ferite del nostro tessuto socio-economico, ferite che rischiano la cancrena se non si metterà mano alla cura.

Prendendo spunto dall’Enciclica “Laudato SI” – documento sintesi con cui si è espressa quest’anno la dottrina sociale della Chiesa –  dove il Papa chiede a chiare lettere una “conversione ecologica globale”, l’agronomo Franco Mattera in un’accorata disamina, ha sottolineato le criticità dell’isola d’Ischia, ad esempio l’abbandono e l’incuria di gran parte del territorio, l’inquinamento del mare e le responsabilità di quanti hanno raccolto frutti economici immeritati depauperando senza alcuna lungimiranza le nostre risorse naturali.

Non un atto di accusa però, ma la richiesta a chi ci amministra di tracciare solchi che vadano  verso la salvaguardia dei beni comuni e l’auspicio che l’amore per la nostra terra possa generare una comunione d’intenti efficace ed operativa tra i comuni dell’isola.

Nella libertà generata dal contesto amichevole, anche i sindaci hanno espresso le loro difficoltà ad amministrare, perché da una parte sono avviluppati in un groviglio di norme da applicare per poter compiere un qualunque atto pubblico, dall’altra sono scoraggiati dallo scarsissimo interesse degli ischitani nella fase propositiva dell’azione politica.

Giusto disappunto è stato espresso nei confronti di quella parte di cittadinanza assopita e disattenta che mentre è incapace di intraprendere battaglie di civiltà come quella a sostegno del servizio sanitario, si ribella alla chiusura del traffico nei centri cittadini o continua a gettare i rifiuti per strada vanificando di fatto i tentativi di offrire a tutti uno stile di vita più adeguato ad un’isola che vive di turismo. Il mondo giovanile è l’elemento di maggior delusione, pigro e incapace di intercettare le nuove sfide proposte dal mercato, disinteressato alla formazione culturale e civile.

Indubbiamente c’è di che scoraggiarsi!

Naturalmente ci sono molte eccezioni, e queste sono di conforto ed esempio. Tanti giovani isolani sono impegnati in esperienze lavorative o di studio in Italia e all’estero e anche ad Ischia sono nate associazioni e cooperative che sono un fiore all’occhiello per l’isola. E’ indispensabile però, continuare a proporre sinergie tra tutte le forze in campo, in primo luogo le istituzioni, la scuola, la Chiesa.

A conclusione della mattinata il saluto e gli auguri del nostro Vescovo che ha sottolineato come “l’impegno civile ci interpella tutti. Abbiamo visto la folla straordinaria per l’apertura dell’Anno Giubilare della Misericordia in Cattedrale, qualcuno mi faceva notare che se una parte di quella gente vivesse una coscienza civica più forte, molte cose potrebbero cambiare. Quindi sento che anche la chiesa isolana deve domandarsi che tipo di coscienza stiamo promuovendo nei nostri cristiani, i quali a volte possono pensare che basta adempiere a certi riti per potersi sentire a posto. Mi piace ed è bella, l’idea che ho colto tra voi sindaci di voler lavorare insieme, è la grande carta su cui investire perché un comune solo può fare ben poco. Ischia invece, se tutti insieme ci lavoreremo, può diventare un modello da esportare nel mondo. La chiesa prega per gli amministratori, sappiamo quanto faticoso e stressante possa essere il vostro compito, perciò vi assicuro il nostro sostegno e la nostra vicinanza”.

Prima di congedarci, Mons. Lagnese ha consegnato ai presenti una copia della “ Laudato Si”, un dono da studiare e meditare perché in esso è suggerita la cura che può guarire Ischia dalle tante ferite che le abbiamo inferto.

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LA SFIDA DEI SINDACI DELL’ISOLA PER IL CREATO

Contributo della Commissione della Pastorale Sociale e della Custodia del Creato per l’incontro natalizio fra i sindaci dell’isola e il vescovo Pietro

Di Francesco Mattera

L’ambiente non può e non deve essere diviso da steccati, o imbrigliato dall’uomo in compartimenti stagni. Ogni tentativo di dividere il mare dalla terra, le colline dalle pianure, i boschi e le foreste dalle praterie, il suolo dal sottosuolo, si scontra con il disegno  e con il vero obbiettivo della custodia del Creato. Tutto quello che di buono, di bello e di santo si fa per  un qualsiasi intorno, o, al contrario, di cattivo e dannoso, produce frutti di uguale segno su tutto il resto. L’errore  più comune è quello della non coscienza tempestiva o della sottovalutazione di aspetti e fenomeni che poi nel lungo periodo danno effetti negativi sull’ ambiente. Oggi tutti siamo chiamati ad una grande sfida, prendere coscienza dell’attenzione che abbiamo il dovere di prestare a tutte le manifestazioni del Creato. Per la nostra terra di Ischia, ad esempio, non si può pensare di curarsi del mare, trascurando gli ambienti terrestri, e viceversa. Una sfida importante impone un impegno ancora più importante. L’impegno di una entità in un tempo (un sindaco ad esempio, o una generazione, o una classe dirigente ) deve essere visto come il primo solco del contadino, che non sa se domani potrà tracciare il secondo solco e quelli successivi, ma sa per certo che se non lui, un altro al suo posto traccerà i nuovi solchi, senza interrare nuovamente quelli già tracciati , così da poter seminare tutto il campo, da cui raccogliere poi frutti copiosi, per il bene comune.

Il Creato, l’ambiente: la vera grande ricchezza della nostra isola! Occorre dispiegare una politica saggia, lungimirante, accorta, piena di buona volontà e di tenace perseveranza per  assicurare alle future generazioni un territorio dove l’uomo possa trovare la gioia piena ed il sano godimento della vita.

Come la politica oggi può pensare al bene futuro della nostra isola? Prendendo coscienza dei guasti che si sono stratificati nel tempo e pianificando azioni virtuose che possano dare respiro al Creato, imprimere una forza rigeneratrice, così affiancando Dio nella Creazione stessa. Se il Creato è avvilito, mortificato, non lo si può custodire avvilito e mortificato (nessuno custodisce gelosamente una cosa rotta, o non funzionante, o non più bella!) ma occorre che noi tutti si corra in suo soccorso per  togliere i segni dei guasti, per lenire gli stigmi della mortificazione, e così far rilucere la bellezza primigenia della creazione. Come pure è necessario, in taluni casi, allentare la morsa che costringe il Creato ad una condizione innaturale in modo che il Creato stesso possa riemergere in tutto il suo equilibrio e splendore.

Sindaci del bene comune e della buona politica fanno risorgere la nostra terra di Ischia. E’ un augurio per voi sindaci del nostro tempo, ma anche una Speranza per il futuro. Voi sindaci del nostro tempo avete l’opportunità di aprire questo solco ideale. Lascerete il testimone ai vostri successori, è ineludibile, ma siatene contenti se ciò va nella direzione del bene comune. Un sindaco del passato di Ischia coniò lo slogan “ISCHIA GIARDINO D’EUROPA”, non riuscì  in quel disegno. Ma resta l’idea. E altri possono sposare quell’idea. E farla evolvere in senso più ampio. Ma pensateci un attimo: cosa ci manca per far divenire Ischia un grande giardino, un Eden meraviglioso che apre le porte alle persone, a noi ischitani ed ai nostri ospiti. Non pensate alle cose che fanno negli emirati arabi! Pensate solo al dono meraviglioso che abbiamo ricevuto dal Creatore. Al clima dolcissimo, alla terra fertile, ai nostri paesaggi, alla strabiliante biodiversità che il mondo ci invidia, alle nostre terre coltivate, alle nostre genti, ai contadini infaticabili e laboriosi. Diamo l’opportunità a tutto ciò di ritornare a nuova vita anche nel cambiamento, il buon cambiamento , sano e positivo, rispetto al passato. Oggi le nostre colline sono preda degli incolti dove più facilmente cammina il fuoco devastante dei piromani. I nostri agricoltori sono scoraggiati o attratti da altre prospettive,  i giovani sono in balia delle incertezze e delle mode, non trovano nella nostra terra la traccia per il loro futuro. Diamogliela questa traccia! Facciamo del nostro territorio una grande opportunità! Le nostre colline non devono necessariamente essere tutte nuovamente coltivate: laddove questo non è possibile, pensiamo all’alternativa naturalistica:  troviamo in modo di farle divenire o ridiventare  boschi, castagneti, aree a macchia mediterranea. Mettiamo i giovani, anche i giovani immigrati insieme ai nostri giovani, in questa impresa. A lavorare in questo scenario, per vivere di queste cose. Stimoliamo la voglia di fare le cose insieme, superando gli atavici egoismi e le passività comportamentali che non hanno permesso ad esempio lo sviluppo della cooperazione sulla nostra isola. Un esempio è stato il fallimento della cantina sociale, ma anche di altre piccole cooperative di servizi nate negli anni novanta. Voi sindaci dovete fare queste cose! E laddove è possibile l’agricoltura, apriamo la strada a chi è votato a questa nobile attività! Non creiamo ostacoli fittizi, e se gli ostacoli vengono dalla burocrazia, lottate e lottiamo contro la burocrazia ottusa. Non siano, i sindaci , arrendevoli di fronte ad ostacoli che si frappongono al sano sviluppo del territorio! Facciamo in modo che i nostri agricoltori trovino non solidarietà, ma vicinanza solidale negli operatori turistici che chiederanno ai primi di produrre frutta, ortaggi, erbe aromatiche, vini di qualità, conserve, fiori, e tanto altro ancora, per i loro turisti. Dovranno parlare tra di loro, confrontarsi, e integrarsi, fare in modo che quello che è buono, desiderabile e di valore per una categoria, lo diventi anche per le altre: agricoltori, artigiani, allevatori, giovani impegnati nella cura del territorio, volontari, e quanti altri scelgono di rimanere su questa nostra terra di Ischia.  Forse, se si immagina di avviarsi in un simile cammino, i sindaci, voi sindaci di questo tempo, e gli altri che vi seguiranno guidati dal vostro esempio, non rappresenteranno un’utopia. Ma la Speranza fattasi concretezza.

Un poeta e filosofo francese del passato – Charles Peguy –diceva che delle tre virtù teologali, la Speranza è come una giovinetta gaia che tiene per mano le due sorelle maggiori: Fede e Carità. E sosteneva grosso modo questo: può esistere mai la Fede  senza la Speranza? E si può mai fare la Carità senza nutrirla con la Speranza?

Lascio a voi tutti su questa riflessione.

Foto di Andrea Di Massa