Abbiamo chiesto al poeta e scrittore cattolico Davide Rondoni una riflessione che possa accompagnarci nel giorno del Corpus Domini: “Il suo Corpus esce e si offre. Si offre come nutrimento. Per chi vuole la vera bellezza”

 

Un corpo per la strada. Corpus, in latino. Portato in giro. il corpus di Lui, Corpus Domini. Del Signore, Gesù il Nazareno. In mezzo alle nostre strade, in questa epoca dei corpi esibiti e di altri occultati.

Un corpo per la strada. Corpus, in latino. Portato in giro. il corpus di Lui, Corpus Domini. Del Signore, Gesù il Nazareno. In mezzo alle nostre strade, in questa epoca dei corpi esibiti e di altri occultati. Sì, la nostra è una strana epoca. In molti modi e in molti campi assistiamo a una esibizione quasi grottesca dei corpi. A una cura che arriva fino allo spaventoso.

Da un lato sì, il corpo sembra il re, al cui altare fare sacrifici di ogni genere. Diete, soluzioni di conservazione e correzione. E accanto al sorprendente e nobile sviluppo di tecniche chirurgiche e protesiche che aiutano i corpi degli afflitti, ci sono sviluppi abnormi della cura estetica del corpo. Quantità scandalose di soldi si spostano per la cura estetica del corpo, per arginare imperfezioni e soprattutto ansie. E al centro del grande business dell’intrattenimento stanno i corpi spesso esibiti e immiseriti delle star e delle starlette.

Però, d’altro lato, lungo le strade in cui esce il Corpus di Lui, ci sono i corpi che scandalizzano e vorremmo invece non vedere. I corpi dei naufragati della vita, i corpi buttati via. Quelli che ci impietosiscono sui barconi e poi ci infastidiscono agli incroci. I corpi della malora. Che non vorremmo sulla nostra strada. E quelli che occultiamo, che è meglio non vedere. I corpi che non sappiamo come fare.

Viviamo in un’epoca di esibizione ma anche, d’altro lato, di rimozione del corpo. Questo strano involucro che per quanto lo mascheriamo, ricorda che siamo creature, che siamo limitati, che siamo fragili. Che non ci bastiamo da soli, e abbiamo bisognosi e sere nutriti, dissetati, di essere abbracciati. Corpo della nostra fragilità gloriosa e scandalosa. Corpi che spesso nei nostri più giovani sono teatro di mostruose incurie, di grida represse di denuncia, di richieste d’aiuto, di disagi inafferrabili. Non a caso, in molti modi l’arte contemporanea ha lavorato intorno al mistero e allo scandalo del corpo. Ma ora esce il suo. Il Corpus. Il Re che ha conosciuto un trattamento da schiavo. Il corpo trasfigurato e crocefisso, il corpo osannato e frustato.

Il suo Corpus esce e si offre. Si offre come nutrimento. Per chi vuole la vera bellezza. Per chi vuole la vera forza. Ancora, come fece durante la sua ultima cena, e poi durante la notte del pianto tra gli ulivi e nel grido sulla croce. E come aveva fatto a Cafarnao, scandalizzando tutti. Allora come ora: solo se mangiate me avrete la vita. Corpo che non guardiamo  ammirati come quello di un vip, corpo che non adoriamo solamente. Corpus che inghiottiamo, pane, sangue, vita. Scandalo degli scandali: Dio non è un’idea, ma un corpo. Da mangiare, da inghiottire con tutta la nostra fame, tutta la nostra disperazione e gioia di vivere. Corpus che non ha paura della fame che ci abita, che ci fa cercare cibo ovunque, che ci fa addentare pietre, a volte, e fa bere da pozzi avvelenati. Corpus suo che diviene nostro corpo, per le strade della vita. Indegnamente, ma misteriosamente rapiti in quella gloria e in quella croce. Corpus che non ha paura di nessun corpo umano, fratello e sorella ovunque è comunque piagato, o sperduto.

Non è un caso, credo, che il cristianesimo abbia generato nella storia il primo sguardo pietoso verso i corpi umani, la nascita degli ospedali, e del più attento sguardo estetico, l’arte che ha raffigurato l’umano, maschile e femminile, in tutti i modi, secondo ogni dimensione. E mentre avanza una cultura che è quasi insofferente verso il corpo reale dell’uomo, e vorrebbe ridurci a idea, ad abilità tecnologica, a supporto, o a ologramma, ecco che proprio in alcune figure di cristiani il corpo riacquista ogni dignità. Innanzitutto, nel corpo sgozzato dei martiri copti, e dei ragazzi in Uganda, Nigeria, morti sussurrando il Suo nome. E poi nell’indimenticabile  corpo del Papa Giovanni Paolo II, atleta del bene e poi sofferente accanto ai sofferenti di tutto il mondo, segno di dignità per tutti. E così come la gentile delicata ammissione di debolezza fisica di Benedetto XVI ha dato conforto e lezione a tanti, ora la simpatia dei gesti, pieni di significato, pieni di simpatia umana verso i più feriti da parte di Francesco, sono momenti della cena del mondo in cui il corpo riceve antica e nuova luce di dignità.

Ora il Corpus esce ancora per le strade, corpo tra i corpi. Vita per la vita.

 

Davide Rondoni