Vediamo questo avvenimento!
«Appena gli angeli si furono allontanati da loro,
verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro:
“Andiamo dunque fino a Betlemme,
vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”.
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino,
adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto,
riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio
per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro».
Lc 2,15-20
Abbiamo fatto il presepio? Nonostante tutto e, nonostante la crisi economica, sembra che il presepio tenga ancora. Non è importante come lo si faccia, con materiali poveri o più o meno ricercati: l’importante è che lo si faccia; ovunque ci sia data la possibilità, ma soprattutto in famiglia. Senza il presepe potremmo cadere anche noi nella tentazione di fare una festa senza il “Festeggiato”, ma soprattutto potremmo perdere una dimensione che è propria del Natale. Quale? Ve lo dico subito: e ve lo dico proprio attraverso un personaggio del presepio! C’è una statuina che mai deve mancare nel nostro presepio: è il pastore della meraviglia! In Provenza è chiamato “le ravì”, cioè l’estasiato, l’incantato; mentre in Sicilia lo chiamano “lu spavintatu”. «Le Ravi», ossia “il rapito”, a differenza delle altre statuine, se ne sta lì, davanti alla grotta, con le mani vuote, senza alcun dono da portare a Gesù. Al nuovo Arrivato non porta frutta e formaggio né lana per coprirsi, ma reca con sé la cosa più importante: lo stupore. La sua bocca e le sue mani, esprimono proprio questo senso di vera meraviglia di fronte all’Avvenimento. Si tratta di un personaggio uscito dalla tradizione popolare provenzale. Un poveraccio, apparentemente sempliciotto, continuamente distratto, perché da per tutto trova motivo per distrarsi, ammirare, estasiarsi, anche di fronte alle realtà più insignificanti. Riesce a vedere il lato buono di ogni cosa, di ogni persona. E scandisce il proprio itinerario con una serie incredibile di «oh». Quando arriva, con le mani vuote, un pò affannato, a visitare il Bambino appena nato, il suo stupore arriva alle stelle: che meraviglia! L’amore di Dio, fatto bambino piccolissimo, lo incanta!
Il Natale è questo: è la festa della meraviglia; la festa di un Dio che ci sorprende!
Per celebrare sinceramente questa festa c’è bisogno che recuperiamo la capacità di stupirci, per porci con occhi nuovi, ammirati, come quelli dei piccoli, di fronte a un Dio che, con la sua venuta, dimostra di non essere ancora stanco degli uomini, e che, nonostante tutto, ancora ci ama!
Il mondo diventerà più bello quando impareremo, come il pastore della meraviglia, a stupirci ancora e a dire: “Capite? Dio per amore nostro si è fatto come noi, per farci come lui!».
Sarà bene che ci diamo da fare perché anche nel nostro presepio ci sia «le Ravi», ma soprattutto che impariamo a somigliargli un po’.
Santo Natale 2013
+ Pietro, vescovo