Lorenzo Russo per il Kaire
Nel cuore dei conflitti, dove i cristiani sono perseguitati, nella povertà assoluta nonostante il continente sia ricco di risorse naturali ma è alto il commercio di armi, il Papa ha portato amore tenerezza e consolazione.
In Africa, 36 anni dopo Paolo VI, papa Francesco ha voluto per l’ennesima volta testimoniare la vita, dare fiato e appoggio a coloro che operano per la pace, a coloro che conoscono solo miseria e povertà.
Un viaggio difficile per la sicurezza, sconsigliato da tanti, ma non per il Papa. Ad un giornalista che sull’aereo verso l’Africa gli chiedeva se fosse nervoso per il rischio di attacchi durante la sua visita, Bergoglio ha ironicamente risposto: “Sono più preoccupato per le zanzare”.
Le tappe del Papa hanno toccato il Kenya, l’Uganda, e infine la Repubblica Centraficana dov’è stata aperta la prima porta Santa. Le mani di Francesco sembrano quasi aggrapparsi alla porta traforata di legno scuro verniciata di fresco. Nulla di imponente, solo semplici mattoni rossi. Questa Cattedrale di Bangui è però «il centro spirituale del mondo». E da qui che è cominciato il Giubileo della Misericordia. Non a Roma, ma nella Repubblica Centrafricana dilaniata dalla guerra civile. «L’ Anno Santo della Misericordia arriva in anticipo in questa terra che soffre da diversi anni la guerra, l’odio, l’incomprensione, la mancanza di pace» dice il Papa prima di aprire Porta Santa. «In questa terra sofferente ci sono tutti i Paesi del mondo che sono passati per la croce della guerra. Bangui diviene la capitale spirituale della preghiera per la misericordia del Padre». E fa ripetere a tutti i presenti: «Ndoye siriri, amore e pace!».
«Dio è più forte di tutto – dice Bergoglio nell’omelia – Questa convinzione dà al credente serenità, coraggio e la forza di perseverare nel bene di fronte alle peggiori avversità. Anche quando le forze del male si scatenano, i cristiani devono rispondere all’appello, a testa alta, pronti a resistere in questa battaglia in cui Dio avrà l’ultima parola. E questa parola sarà d’ amore!».
Francesco così conclude: «A tutti quelli che usano ingiustamente le armi di questo mondo, io lancio un appello: deponete questi strumenti di morte; armatevi piuttosto della giustizia, dell’amore e della misericordia, autentiche garanzie di pace».
Un pontificato che fino ad oggi ha reso le periferie «centro spirituale del mondo».