50° DAL CONCILIO VATICANO II
Misericordia di Dio per gli uomini. Misericordia dell’uomo per l’uomo
Di don Franco Mattera
C’ero anch’io in Piazza S. Pietro quell’8 dicembre 1965, quando papa Paolo VI consegnava i sette Messaggi del Concilio all’umanità nella celebrazione dell’Eucaristia nella quale egli dichiarava chiuso il Concilio Vaticano II.
Oggi, cinquant’anni dopo, il suo successore alla guida della Chiesa Papa Francesco, l’8 dicembre 2015, apre la Porta dell’Anno della Misericordia. Non è un anniversario. Non è un ricordo.
Paolo VI il 4 ottobre sempre del 1965 nel discorso all’ONU a New York diceva: “…voi conoscete la nostra missione; noi siamo portatori di un messaggio per tutta l’umanità… Noi siamo come il messaggero che dopo un lungo cammino arriva a recapitare la lettera che gli è stata affidata, …si adempie un voto che noi portiamo nel cuore da quasi venti secoli. …da quando ci è stato comandato: andate e portate la buona novella a tutte le genti”.
Forse il fatto che Papa Francesco abbia voluto aprire la prima “Porta Santa” non al centro dell’Italia ma al centro dell’Africa, ci aiuta a capire il senso pieno del messaggio: il Vangelo è per tutti gli uomini (allora comprendiamo anche il perchè della presenza e della parola del vescovo di Roma anche in una moschea dell’Africa).
C’è un modo nuovo di guardare alla misericordia di Dio per l’uomo, superando l’egoismo di una salvezza personale per riscoprire la salvezza degli altri. E’ nella linea del messaggio del Vangelo: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia la salverà.(Lc 9,24)
Il Concilio Vaticano II ha aiutato la Chiesa del XX secolo a prendere coscienza della sua “cattolicità”, della sua universalità, ad alzare gli occhi dal proprio intimismo spirituale per rivolgerli al mondo intero (pensiamo alla Gaudium et Spes, La Chiesa nel mondo contemporaneo).
Il Papa, già con Giovanni XXIII e con Paolo VI, ha cominciato ad uscire da Roma, ad abbracciare il mondo intero, raggiungendo il culmine in Giovanni Paolo II, ma anche in Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, sempre con un’attenzione particolare ai paesi poveri, senza avere paura delle difficoltà politiche e degli ambient ostili.
Ma il cammino dell’accoglienza e dell’annuncio del Vangelo ha sempre nuove esigenze. La Chiesa del terzo millennio, ci aiuta a capire papa Francesco, non si può ridurre a piccole finezze e sdolcinature, ma, alla luce del Concilio e quindi del Vangelo, cresce nell’amore verso Dio, vivendo l’impegno amorevole per l’uomo e per il creato.
L’Anno Santo della Misericordia, “tempo favorevole per la Chiesa, perchè renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti”(Miser. Vultus, 3), può aiutare ogni persona a riscoprire la misericordia di Dio verso l’uomo, ogni uomo, alla luce della Parola di Dio (MV 6.7.8.9), ma è necessario che diventi anche fonte di conversione alla misericordia per ognuno di noi; “..siamo chiamati a vivere di misericordia, perchè a noi per primi è stata usata misericordia. …per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere.”(MV 9).
La nostra Porta Santa non potrà essere solo quella delle Basiliche o quella della Cattedrale o dei Santuari o quella del Sacramento della Penitenza, ma quella del cuore di ogni uomo e di ogni casa dove sapremo vivere le opere della misericordia: “…dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia.”( MV 12).
Certamente momenti di preghiera, di ascolto della Parola, di riflessione, di catechesi, di celebrazioni, ma non saranno mai fine a se stessi. Ognuno di essi sarà “tempo favorevole” per riscoprire la misericordia di Dio verso ciascuno di noi, ma anche a vivere la misericordia verso i fratelli.
E’ possibile che non sappiamo neanche più quali siano le opera di misericordia, e non solo perché non le impariamo più a memoria, forse molto di più perché forse non siamo più operatori di misericordia.
Misericordiosi come il Padre non è solo “il motto dell’Anno Santo”, non è uno slogan, è un programma di vita: un programma che è necessario scoprire, conoscere, studiare bene e attuare”. Per essere capaci di misericordia, quindi, dobbiamo innanzitutto porci in ascolto della Parola di Dio. Ciò significa recuperare il valore del silenzio per meditare la Parola che ci viene rivolta. In questo modo è possibile contemplare la misericordia di Dio e assumerla come proprio stile di vita”. MV 13
Sarà opportuno prendere in mano il Vangelo della Misericordia che ci accompagnerà in questo anno liturgico (Il vangelo di Luca), l’insegnamento di Giovanni Paolo II, almeno la Dives in misericordia , oltre alla Misericordiae Vultus perché guidino la riflessione personale e comunitaria.
Il nostro limite potrà essere quello di fermarci ad alcuni eventi specifici, come l’apertura della porta Santa, un pellegrinaggio o qualcos’altro, senza vivere questo tempo-dono come un pellegrinaggio lungo e difficile (“icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza”) per re-indirizzare la nostra vita.
Nella foto scattata da don Franco Mattera, Papa Paolo VI, 8dicembre 1965