IL POPOLO DI DIO VUOLE RINNOVARE LA CHIESA ISCLANA
di Don Carlo Busiello
La mia impressione generale sul convegno è positiva perché ha visto una buona partecipazione della “base”. Il Vaticano II (specificamente la costituzione conciliare Lumen Gentium) e poi la stessa metodologia latino-americana di Papa Francesco, invita il popolo di Dio a prendere coscienza del dono ricevuto nel battesimo, ovvero di essere popolo sacerdotale, profetico e regale, attivi e partecipi dell’evangelizzazione e della costruzione del Regno.
Come ci ricorda Giovanni Paolo II nella Christus fidelis laici al n. 15 “l’essere e l’agire nel mondo sono per i fedeli laici una realtà non solo antropologica e sociologica, ma anche e specificamente teologica ed ecclesiale”. Dunque dal Convegno Diocesano è emersa la volontà del popolo di Dio di essere partecipe e di rinnovare la Chiesa isclana, in comunione col vescovo e i presbiteri.
Nella Evangelii Gaudium (EG), Papa Francesco detta le linee e il volto della Chiesa che sarà, e che oggi si confronta non più con una “societas christiana” ma con il pluralismo religioso e culturale.
Tutto questo non deve spaventarci ma dobbiamo accettare la sfida, a saper discernere i “segni dei tempi” e a contestualizzare il messaggio evangelico. In modo che il vangelo inculturandosi da vita a una nuova cultura in tutti i campi della vita sociale: dalla famiglia alla politica, all’economia. Pertanto l’EG sprona le nostre comunità a passare da una pastorale di conservazione, la nostalgia di un passato che non c’è più, alla pastorale missionaria che sia capace di trasformare ogni cosa. “La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia”(EG 21).
Il punto chiave intorno al quale ha ruotato il Convegno è stato “La Chiesa d’Ischia in uscita“. Essa è l’unica possibile secondo il vangelo come dimostra la vita di Gesù che andava di villaggio in villaggio annunciando il Regno di Dio. Il cristiano ci ricorda Bergoglio “non ha paura di decentrarsi, di andare verso le periferie, perché ha il suo centro in Gesù Cristo”.
La nostra comunità diocesana è chiamata a prolungare la missione liberatrice di Gesù e riannunciare il suo messaggio, ma allo stesso tempo ha anche il dovere di mettersi in un atteggiamento di apertura a 360 gradi, vale a dire di “missio ad gentes” verso gli altri popoli. Come ci ricorda la Nota pastorale de ‘Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia’ dei vescovi italiani, “la missione ad gentes non è solamente il punto più alto e conclusivo dell’impegno pastorale, ma anche il suo paradigma più illuminante e stimolante. Non c’è cura pastorale che non formi alla missione e alla mondialita’”.
Pertanto la “missio ad intra” e l’anelito verso la “missio ad gentes”, fanno si che il tema del Convegno “La Chiesa d’Ischia in uscita” trova la sua massima espressione e di conseguenza, la nostra Chiesa isolana non rimarrà ripiegata su se stessa, ma come l’icona di Maria che uscì per far visita a Elisabetta, potrà dare credibilità al suo agire e portare frutti di rinnovamento ecclesiale e sociale.
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UNA GRANDE GRAZIA, UN’ARIA DI COMUNIONE FRA LAICI
di Ersilia Fortezza
Personalmente è stato un momento di grande grazia. Sono tre i convegni diocesani a cui ho partecipato in passato e non ho mai percepito così profondamente un’esperienza che mi ha gratificato tantissimo. Non solo per lo spessore degli interventi ma soprattutto, ancor prima, per il clima che tra noi laici si è creato: veramente di comunione, di interazione. E’ stato molto bello nel laboratorio socio-politico, dove ho portato la mia esperienza personale. Alla fine del laboratorio si è accostata una persona dicendomi che mi ha sempre giudicato per quello che vedeva in me, per come mi vestivo, per il ruolo (avvocato) che ricopro nella società. Ma è stato bello, da parte di questa persona, potermi riscoprire, rivedermi con occhi nuovi e azzerare il suo approccio nei miei confronti. Questo per me è importante perché vuol dire ricominciare, riallacciare rapporti e relazioni nuove. Ci dovranno essere altri momenti come questo convegno diocesano. Ho vissuto emozioni e sensazioni positive e questo clima di comunione che si è creato fra noi laici, spero tanto si possa realizzare anche fra i nostri sacerdoti. Penso che sia stata una cosa unica nella storia della nostra diocesi. Guarda, abbiamo vissuto altri eventi importanti, come ad esempio la venuta del Papa ad Ischia. Sono stati però eventi vissuti da gruppi separati. In questo caso c’è stata una vera comunione. La cosa che mi ha colpito di più è anche il fatto che le persone sono rimaste fino alla fine del programma di ogni giorno. Questo cosa vuol dire? Che le persone avevano piacere di stare li, si sentivano bene, a proprio agio. Questo conta tantissimo. Ancora quando ne parlo, mi viene un nodo alla gola per le emozioni che ho provato. Continuiamo su questa strada: fare comunione insieme. Andiamo avanti insieme.
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FAMIGLIA, GIOIA, SPERANZA
di Francesca Prevenzano – Presentatrice del convegno
Nel pensare all’esperienza vissuta nei giorni scorsi non possono fare altro che esternare le tre parole che risuonano fortemente in me: “famiglia, gioia, speranza”.
Famiglia, perché sia nella fase di preparazione che nei giorni di convegno, si sono andati a creare rapporti autentici; nonostante eravamo persone diverse per pensiero, età, cultura, esperienze di fede ad accumunare tutti era quella voglia di confronto e si sentiva forte l’adesione a quell’invito fatto da Papa Francesco di “uscire” prima di tutto da “noi stessi” per poter entrare in un “NOI” molto più ampio, cioè l’altro che Dio ci pone davanti ogni giorno. E’ stato bello nella fase di preparazione incontrarsi, lavorare insieme, scambiare i nostri pensieri, ritrovarsi a sorridere, anche il dividere un qualcosa da mangiare, dato che spesso si faceva tardi, aveva in se un qualcosa di unico.
Gioia, non si poteva non gioire nel constatare che tutto il lavoro svolto era servito a disegnare dei sorrisi sui volti delle persone presenti che con entusiasmo partecipavano senza mai stancarsi, infatti in tutti i tre giorni molto alta è stata l’attenzione non solo ai relatori, ma anche nel vivere in un secondo momento i laboratori. La vera felicità ha raggiunto il culmine nel momento finale, in cui nel ritrovarsi tutti a festeggiare, abbiamo riscoperto un “pastore fratello”, poiché vedere il nostro caro vescovo Pietro sorridere con noi, cantare con noi ed addirittura con grande dolcezza ed umiltà aiutare a distribuire la torta è stato un momento di vera letizia. Credo fortemente che i tre relatori che Dio ci ha donato sono stati una vera grazia per tutta la nostra comunità diocesana, poiché ognuno di loro in modi diversi ha scosso le nostre coscienze, scolpendo nei cuori frasi che ci accompagneranno per molto tempo.
Speranza, dopo aver vissuto questi giorni di grazia, sono sicura che forte si è accesa in noi la luce della “speranza”, poiché abbiamo capito che non siamo soli, che insieme a Gesù Risorto si possono cambiare le cose; tutti noi facciamo parte di un disegno meraviglioso d’amore che Dio da sempre ha pensato per l’umanità intera, a noi resta solo di salire sulla barca che è la chiesa e per noi la chiesa di Ischia e lasciare allo Spirito Santo di gonfiare le vele per andare ad annunciare quella buona notizia che “Dio ci ama” e che “tutto è possibile per chi crede”.
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UN CLIMA DI RECIPROCA FIDUCIA E STIMA
di Antonio Pisani – Presentatore del convegno
Il convegno diocesano appena conclusosi chiamava tutti ad interrogarci su temi molto esigenti: come essere cristiani credibili in una società come quella che viviamo. Credo che ciascuno di noi che ha partecipato anche all’organizzazione dell’evento abbia trovato la sua risposta attraverso il profondo clima di comunione che si è andato costruendo prima dei tre giorni del convegno e che sempre si vive quando si fa un’esperienza autentica di Chiesa. Il porsi in costante attenzione all’altro, già durante i momenti di preparazione: mettendosi all’ascolto ed la servizio della realtà che si voleva costruire, in un clima di reciproca fiducia e stima con i tanti che semplicemente donavano un po’ del loro tempo, è stato il pilastro portante di un’ esperienza personalmente difficile da dimenticare.
La generosa e concreta partecipazione di tante famiglie, la freschezza dell’impegno di tanti giovani ed il silenzioso e puntuale lavoro di tutta la segreteria organizzativa hanno costituito per noi un vero e proprio cantiere di comunione! La Chiesa in Ischia nei tre giorni del convegno mi è parsa essere una casa dove hanno trovato dimora insieme con tutti noi la Gioia e la Bellezza della Buona Novella vissuta insieme a tanti altri. Una casa in cui tutto è stato in movimento: “in uscita” per dirla con il titolo. Ma affinché questo “essere in uscita” non sia solo uno slogan, come ci ricordava mons. Galantino, necessita del soffio dello Spirito Santo che solo fa nuove tutte le cose!
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SI SENTIVA VIVA LA PRESENZA DELLO SPIRITO SANTO
a cura di Marinella Mattera e Restituta Iacono – Rinnovamento nello Spirito
Dire che sono stati momenti di spiritualità e di formazione molto alti non sarebbe retorica per noi nel descrivere come abbiamo vissuto l’VIII convegno diocesano. Momenti di preghiera forti dove si sentiva viva la presenza dello Spirito Santo, sembrava di vivere quello che dice Paolo nella sua lettera: “anche se in molti siamo un sol corpo”. Era vero, lo eravamo, un solo corpo unito per dare nuova linfa a questa bella Chiesa di Ischia. Tutti uniti dallo stesso Spirito che ci fa gridare ‘Abbà Padre’, un solo Padre che ama i suoi figli, così ci siamo sentiti accolti ed amati, anche se in alcune circostanze è stato inevitabile mettersi in discussione, ed è sta una forte scossa, per la scarsa presenza di giovani nelle nostre chiese, e non solo di giovani. Il richiamo di Papa Francesco ad “uscire e ad andare verso….” ci ha fatto sussultare, noi sempre abituati ad accogliere nell’attesa di qualcuno che venga, invece il verbo cambia, non è più vieni ma VAI. Vai dove lui ti invierà. Lo Spirito, che sappiamo molto bene come scomoda, ancora una volta ci dice di prendere il largo, e non a caso è il motto del nostro amato vescovo Pietro Lagnese. E allora per partire in modo nuovo, per poter oggi nuovamente prendere il largo, iniziamo dai punti focali che proprio il vescovo ci evidenzia. Tutto comincia col ridare alla preghiera lo spazio che le spetta. Proprio una preghiera, infatti, racchiude l’eredità di questo Convegno: invitandoci a guardare Maria, Vergine della Visitazione, a rivolgerci a lei – che, come ai dodici nel Cenacolo nel giorno di Pentecoste, ci incoraggia e ci insegna ad uscire – il Vescovo ci invia “per strada”, insieme, per annunciare il vangelo del Risorto! Il Convegno ha riacceso in molti “il fuoco della missione”, la “passione per il Regno”. Che ognuno di noi permetta al Signore di continuare ad alimentare in noi questa Fiamma d’Amore!
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SIAMO RIUSCITI A COINVOLGERE I LONTANI
di Maria Italiano
Mi ha colpito vedere al convegno diocesano tutta la chiesa. Non solo i ‘vicini’ ma anche qualcuno che si era un po’ allontanato e che spero siamo riusciti a reintegrare. Mi riferisco soprattutto agli operatori pastorali. Ho avuto da molti di loro delle ottime impressioni. Li ho visti carichi, motivati, pronti a ricominciare. Solo questo mi ha fatto tanto piacere. Per quanto riguarda il convegno, la cosa bella è stata quella di vedere TUTTA la chiesa di Ischia radunata insieme. I relatori sono state persone di alto livello. Mi ha colpito molto l’intervento di Galantino, pur riconoscendo la bravura di Riccardi e Bregantini, perché lui si è calato proprio nei problemi che viviamo giorno per giorno nelle nostre parrocchie. Quindi questo ha messo in discussione tutto. E’ stato stupendo.
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ARIA DI GIOIA E DI UNIONE
di Restituta Schiano
La cosa che mi ha colpito è che si è respirato un clima di gioia e di unione. Ho notato che all’inizio del convegno c’erano molte persone ‘represse’ dentro: c’è poi stata una libertà, come cioè se ci fosse qualcuno disposto nel mettersi insieme a cambiare, ad aiutare. Poi si respirava un’aria di unione, un unità bella. Ho avvertito questo: si respirava una bella unione fra le varie persone. Per quanto riguarda i contenuti, ci sono tutti i propositi nel metterli in pratica. Speriamo che non siano solo chiacchiere, ma ci sia veramente buon frutto, per il bene della nostra Chiesa. Stiamo scrivendo e costruendo la nostra storia di oggi, senza pensare al passato.
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A cura di Lorenzo Russo, sul Kaire n. 43
Foto di GiovanGiuseppe Lubrano