Dopo l’ambiente, per Kosmopolis è stata la volta di affrontare un altro tema particolarmente caro alla nostra isola: la sanità e la salute

Enrico Scala per Kaire

Mai argomento sarebbe potuto essere più attuale, visti i polveroni alzatisi negli scorsi mesi a causa della paventata chiusura del reparto UTIC (Unità di Terapia Intensiva Cardiologica) oltre che per i vari problemi di spazio e risorse lamentati dall’ospedale Rizzoli, che avevano portato all’organizzazione di una serie di proteste e manifestazioni da parte della società civile. La lezione, tenutasi lo scorso 4 marzo nella ormai abitudinaria cornice del Centro “Papa Francesco”, è stata aperta dalla breve ma significativa introduzione di Ersilia Fortezza, avvocato e membro del comitato di Kosmopolis, la quale ha parlato del diritto alla salute come un “bene comune, una delle condizioni essenziali, universali e inalienabili per lo sviluppo della persona”. Quindi ha preso la parola Isabella Marino, giornalista e mediatrice dell’incontro, che ha fornito alla giovane platea una serie di dati e informazioni sull’evoluzione del sistema sanitario. Partendo dalla concezione del benessere come dono divino da preservare, la giornalista ha poi mostrato come, anche nel “mondo laico”, la salute sia sempre stata al primo posto: preservata dalla nostra costituzione con l’articolo 32 e inserita nella “Dichiarazione dei diritti umani” nel 48′. Per quanto riguarda il diritto alla salute in Italia, la Marino ha poi evidenziato come l’opera del SSN (Servizio Sanitario Nazionale) sia unica nel suo genere, dato che, ad esempio a differenza del sistema medico statunitense, “permette a un numero maggiore e anche meno dotato da un punto di vista economico di utenti di accedere a questi servizi”. Ma è sul territorio che i problemi di un sistema, sulla carta così virtuoso, entrano davvero in crisi: con un’ultima nota polemica infatti, Isabella Marino ha affermato che Ischia infatti, a causa della sua insularità, soffrirebbe di  problematiche completamente diverse da quelle di molte altre realtà, ma trovandosi all’interno di una ASL (Azienda Sanitaria Locale) molto estesa e variegata per le situazioni al suo interno come l’ASLNa2Nord, non riesce spesso a far valere le sue esigenze.

Conclusosi questo primo intervento, la parola è poi passata alla direttrice del distretto sanitario, Lia Aiardo, la quale ha esordito con una serie di informazioni tecniche sul trattamento dei malati: dall’acuto (il momento del manifestarsi della malattia e della cura contingente) al postacuto e al cronico (ovvero i trattamenti da tenere nei confronti del paziente anche dopo la prima cura, con la riabilitazione e, in alcuni casi, le terapie da tenere anche una volta terminato il ricovero ospedaliero). La dottoressa ha poi illustrato alcune mansioni del distretto sanitario, con particolare attenzione per il coordinamento delle forze mediche sul territorio, evidenziando però già le prime lacune di questo sistema: ad esempio, assurdo è sembrato che siano messe a disposizione ad Ischia sole 5 ore settimanali di assistenza neuropsichiatrica infantile.

Dopo il breve e a dire il vero poco promettente discorso della direttrice, è stata quindi la volta di un primo rappresentante della realtà ospedaliera isolana: il primario del reparto di pediatria dell’ospedale Rizzoli, Giuseppe Parisi. Dopo una breve parentesi storica sulla fondazione dell’ospedale per mano di Rizzoli (il dottor Parisi ha infatti cercato di mettere in primo piano anche il valore a livello turistico del nostro unico ospedale, creato difatti per la volontà di un vero e proprio imprenditore che aveva visto in Ischia delle enormi potenzialità), il primario del reparto di pediatria è passato ad illustrare le problematiche del nosocomio: la scarsa reperibilità in loco di esperti nei vari settori e la ancora più scarsa disponibilità per dottori di terraferma di lavorare in questa struttura (dati gli evidenti costi extra in campo economico e di tempo per la tratta marina), problema complicato dall’esistenza di orari europei che non permettono di organizzarsi in turni magari più lunghi per evitare ad eventuali pendolari di doversi spostare tra l’isola e casa più volte nel corso della settimana; altro problema è la necessità di un numero estremamente più alto di medici in periodo estivo (cioè quando il numero di persone sull’isola praticamente raddoppia per ovvie ragioni), che porta ad una richiesta di lavoro stagionale altissima; gravissime sono poi l’assenza completa di alcuni macchinari o specialisti: per portare un esempio, il dottor Parisi ha parlato dell’impossibilità di sottoporsi in loco ad un elettroencefalogramma; ultimo in questo elenco ma certamente non ultimo per importanza è il problema poi del trasporto dei malati in continente, con il passaggio dei pazienti sotto un numero di medici diversi considerevole e portando persone con gravi lesioni o patologie a dover affrontare anche spostamenti estremamente stressanti e turbolenti. Molto interessanti poi e da tener presenti anche le soluzioni per alcuni di questi problemi proposte dal dottor Parisi: per ovviare alla mancanza di risorse economiche e di incentivi per i medici a lavorare in questa struttura, ad esempio, si potrebbe riconoscere all’isola il benefit di “area disagiata” (come ha sottolineato più tardi anche la direttrice del comitato CUDAS, Gianna Napoleone). Oppure, per garantire l’esecuzione di test o visite specialistiche, si potrebbe ricorrere o alla telemedicina (strada già praticata da altre realtà insulari, come ad Elba) oppure si potrebbero stringere accordi con alcuni specialisti (locali o provenienti da altre strutture di terraferma) perchè possano garantire l’erogazione di quesi servizi in almeno 2-3 giorni della settimana all’interno dell’ospedale. Il dottor Parisi ha quindi parlato delle ultime documentazioni emesse riguardo il Rizzoli, con il riconoscimento di alcuni posti letto in più (fondamentali, a sentire il primario, 26 posti destinati alla riabilitazione e al recupero dei lungodegenti) ma al tempo stesso con la mancata soluzione di alcune questioni: prima su tutte, sicuramente quella dell’UTIC, ancora in una situazione di stallo; mentre incomprensibile sembra il fatto che due reparti dell’ospedale isolano (riabilitazione e oncologia) debbano fare capo a dottori di ruolo a Pozzuoli. Nonostante tutte queste criticità, il dottor Parisi ha voluto concludere il suo intervento con un segnale di speranza, citando alcune parole di Ezra Pound: “Se un uomo non è capace di lottare per le sue idee, o è lui a non valer nulla o le sue idee”.

Ultimo relatore è stato il dottore (specialista in oncologia) Matarese. Visto il suo ruolo, ovviamente il suo ragionamento è ruotato proprio attorno uno dei mali più terribili del nostro secolo. In ogni caso, nonostante lo stesso Matarese abbia fin da subito dimostrato come l’Italia (ma in special modo la Campania) sia maglia nera dell’Europa per quanto riguarda la cura dei tumori, al pari della sola Moldavia, ha anche fatto notare che secondo le ultime statistiche è aumentato il numero di persone che riesce a guarire dal tumore o quantomeno a convivere più o meno bene con questo tipo di malattie. In quanto testimone diretto poi delle tante sofferenze e delle difficoltà cui devono andare incontro i malati, il dottor Matarese ha sorpreso il pubblico parlando della scarsezza di esperti e strutture in questo settore (in tutta la Campania, sono 2 le cliniche destinate al trattamento di malati terminali di tumore e gli oncologi sono davvero una rarità), parlando anche a grandi linee dei grandi carichi di lavoro cui è sottoposto essendo uno dei pochissimi ad occuparsi di oncologia sull’isola, nonostante ogni anno solo ad Ischia si contino 250 nuovi casi di tumore, “numero che può sembrare alto ma che rapportato ad una popolazione in realtà molto più vecchia che altrove è anche inferiore alla media nazionale”, rassicura Matarese. Il suo monologo si conclude poi con una frase lapidaria quanto giusta: “ogni società ha la sanità che si merita, un cambiamento nel campo della benessere e della salute deve per forza di cose essere collegato ad una maggiore attenzione nei confronti della cura del corpo e ad una maggiore distribuzione di cultura e informazione”.

La conferenza si è conclusa con un brevissimo saluto di Rosa Di Iorio, presidente del “Forum III Settore”.