Giuseppe Galano – Kaire

Ci sono ambienti in cui la sofferenza è di casa, dove chi vi abita è costretto a portare la sua croce giorno e notte. Ma li vi sono anche straordinarie persone che cercano di condividere ed alleviare con un semplice gesto, un tenero sorriso o una parola di conforto il dolore dei parenti e di coloro i quali patiscono la malattia del corpo. Tante volte gli ammalati che sono ricoverati in ospedale si sentono soli, sfiduciati, depressi o talvolta anche disperati. Proprio per questo padre Nunzio Ammirati, cappellano dell’ospedale Anna Rizzoli di Lacco Ameno e direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale della salute, ha intrapreso da alcuni mesi un’opera preziosa accanto alla sofferenza di chi è ricoverato nei vari reparti della struttura ospedaliera. Egli, insieme a tanti volontari è presente quotidianamente tra gli ammalati offrendo loro coraggio, portando nuove speranze e donando a quanti sono nel bisogno una nuova prospettiva con la quale poter guardare ed accettare la sofferenza. Per il periodo di Quaresima ha promosso una fitta serie di eventi molto belli e intensi che hanno richiamato tante persone in ospedale animate dal desiderio di stare accanto all’ammalato ed al sofferente. L’assistenza agli infermi fa parte della missione della Chiesa, la quale deve essere sempre accanto ai bisognosi. Tra le tante iniziative promosse dal dinamico padre Nunzio particolarmente belle ed emozionanti sono state le Vie Crucis organizzate in ogni venerdì di Quaresima tra i vari reparti del nostro ospedale. In ogni stanza veniva meditata una stazione della Via Crucis. Proprio lì  dove la fragilità umana è particolarmente evidente veniva portata la Croce di Gesù. Non vi è modo migliore di questo per capire pienamente il significato della Via Crucis, il sacrificio di Gesù, e scoprire così il valore del dolore umano. La malattia è sinonimo di fragilità, quella stessa fragilità che rappresenta una connotazione specifica del nostro tempo. La Via Crucis tra i reparti dell’ospedale è stata sempre particolarmente emozionante, sentita e partecipata. E’ stato bello vedere come persone abbiano partecipato per testimoniare affetto e vicinanza a chi soffre. Un susseguirsi di emozioni sempre molto forti. Tanti ammalati aspettavano questo momento, per altri era una sorpresa molto gradita, altri invece hanno accolto con freddezza ed indifferenza il passaggio della Croce accanto al proprio letto. Sono stati momenti molto intensi, specialmente in quei reparti più difficili come Medicina o Cardiologia li dove sono costretti a lunghe degenze soprattutto anziani e malati più gravi. Sempre si aveva la sensazione forte e chiara che basta davvero poco per vestire i panni del cireneo, con un sorriso o una semplice parola è possibile portare per qualche minuto la croce dell’altro e rendere meno solo il fratello che soffre. La pastorale della salute è questo, ossia presenza viva ed azione della Chiesa nei luoghi della sofferenza. Quando l’essere umano è più vulnerabile accoglie con maggiore predisposizione la luce e la grazia del Signore , cosicché coloro che fanno esperienza del dolore e coloro che se ne prendono cura sperimentano la bellezza e la forza della carità consolante.