Sono circa 480 le famiglie ischitane che si rivolgono al banco alimentare della Caritas Diocesana per un totale di circa 1500 persone. La Caritas sul nostro territorio isolano svolge un ruolo essenziale al fianco di coloro che vivono costantemente nel disagio. Oggi viviamo in un periodo particolarmente difficile caratterizzato da una grave crisi che sta letteralmente mettendo in ginocchio le famiglie. Nelle parrocchie è attivo il gruppo Caritas formato da persone fortemente motivate e desiderose di mettersi al servizio di chi soffre, di chi ha perso la propria dignità, donando loro soprattutto amore incondizionato e disinteressato. La Caritas altro non è che espressione della passione e dell’amore che la Chiesa dona ai poveri, vecchi e nuovi. Oggi parlando di povertà dobbiamo necessariamente distinguere tra vecchie e nuove povertà, una distinzione non sempre facile da comprendere. In passato la definizione di povertà era esclusivamente legata a carenze di risorse economiche. Oggi, la nostra società è molto più complessa per cui è necessario leggere la povertà oltre la semplice carenza economica. Il concetto di povertà va visto da un punto di vista sociologico. Il povero, secondo la vecchia definizione, era colui il quale aveva un reddito nullo o insufficiente a soddisfare i propri bisogni. Oggi la povertà va valutata in modo differente. Va intesa come l’impossibilità delle persone a partecipare alla vita sociale. Si tratta di persone che vivono condizioni di difficoltà che come conseguenza hanno la loro esclusione dalla società. Questa condizione può essere provocata da vari fattori, ad es,. relazionali, sociali o addirittura sanitari. I fattori relazionali hanno forte impatto sulla società attuale. Si vive oggigiorno quella che può essere definita tranquillamente la “crisi della famiglia” con coppie che sempre più frequentemente si separano. Ci troviamo di fronte a mariti che lasciano la casa e pur continuando a lavorare vengono travolti da vortici che il più delle volte li conducono a condizioni di povertà. Ciò provoca il passaggio da inclusione ad esclusione sociale. Risulta chiaro che quando si parla di povertà il fattore economico non è l’unico da mettere in esame. La povertà delle famiglie è un fenomeno in forte espansione. In passato la famiglie erano sempre riuscite ad aiutare se stesse mettendo al centro di tutto la solidarietà. Oggi la povertà quindi è molto diffusa anche per la crisi che sta attanagliando la famiglia. Prima la collaborazione familiare aiutava a superare le difficoltà della vita quotidiana. Attualmente le famiglie sono sempre più in crisi ed abbandonate a se stesse. Disgregandosi le famiglie la povertà non è solo economica ma anche di valori. Manca il valore principale che è il volersi bene, l’amarsi. In Italia mancano politiche adeguate per la famiglia, la quale è considerata più come una risorsa dalla quale attingere piuttosto che una realtà da tutelare. La maggior parte delle persone che si rivolge alla Caritas vive in famiglia. I dati ci parlano di casi di povertà che di anno in anno sono in forte aumento. Queste statistiche non risparmiano nemmeno la nostra isola. L’auspicio è quello di fermare questo fenomeno che è come detto in fortissima espansione attraverso iniziative che riescano almeno a contenere questa situazione drammatica. La classe d’età più colpita dal fenomeno è la fascia 45-55 anni; è questo il caso di persone che perdono il lavoro e non riescono a trovarne uno nuovo. Per lo più sono persone che hanno figli non ancora autonomi. Attualmente la Caritas si trova a dover sopperire alle gravi lacune dello Stato. Tutti noi siamo invitati ad attivarci, ad intraprendere piccole iniziative per contrastare il fenomeno. Siamo chiamati a fare la nostra parte, chi è più fortunato ha il dovere di non lasciare solo al suo destino chi vive nel disagio. Papa Francesco più volte afferma che nei poveri e bisognosi tocchiamo il Corpo di Gesù Sofferente. “Ogni giorno – afferma il Santo Padre – siamo chiamati tutti diventare una carezza di Dio per tutti coloro che hanno dimenticato la prima carezza, che forse nella vita mai hanno sentito una carezza”. Nella nostra cultura che spesso e volentieri disprezza i poveri e gli emarginati, queste parole possono risuonare come un monito ed una provocazione. Tante volte al giorno incontriamo per strada bisognosi che ci tendono la mano; li guardiamo, mantenendo una certa distanza, magari velocemente tiriamo dalle nostre tasche una piccola moneta pensando di esserci lavati la coscienza, senza nemmeno guardare il loro volto, senza incrociare il loro sguardo. Il Papa ci invita ad abbattere ogni barriera, a spingerci ad andare incontro loro, a guardarli come fratelli che ci tendono la mano, a condividere i loro dolori e le loro ansie. Dobbiamo edificare, costruire, creare una culture dell’incontro. Tutti noi siamo chiamati a fare la nostra parte, a dare il nostro aiuto a chi vive nel bisogno, in fondo altro non è che un nostro fratello. A volte basterebbe davvero poco, un sorriso, una parola o un abbraccio per farlo stare meglio. Tanto è stato fatto, tanto altro è possibile ancora fare. Le politiche sociali mancano ma è necessario che tutti noi ci attiviamo seriamente. In conclusione facciamo nostre le parole di Madre Tersa di Calcutta ed impegniamoci sempre più concretamente affinché “tante piccole gocce possano fare ancora il mare”.

di Giuseppe Galano