Una lettera inviata idealmente ai due primi nati dopo il terremoto…

Don Pasquale Trani – delegato vescovile per la pastorale

Cari Anna e Gioacchino,

chissà se tra qualche anno i vostri genitori, i nonni e i parenti più vicini vi sapranno ancora raccontare quel che è successo quasi al termine di un lunedì d’agosto che vedeva il solito grande caos nelle zone più segnate dalla presenza di turisti e il lento prepararsi alla cena o a qualche spettacolo televisivo o di paese in altre parti dell’isola… Fatto sta che quel boato assordante e inizialmente indecifrato, che un pò ovunque è stato avvertito sul nostro “scoglio”, accompagnato da crolli e urla di dolore e paura, ha trasformato quel lunedì 21 agosto sera in una delle pagine di storia di Ischia che non si potranno dimenticare. Una bassa magnitudo di un terremoto localizzato a pochi km sotto di noi ha sviluppato un’energia tale che dalle viscere (per altri versi benedette) della nostra terra è risalita in superficie provocando due morti e devastando un territorio ben delimitato, nella zona alta di Casamicciola e Lacco Ameno.

Cari Anna e Gioacchino, una comprensibile tensione pre e post parto agitava il cuore di mamma e papà e l’operato dei sanitari addetti nell’ospedale “Rizzoli” di Lacco Ameno, che nel frattempo era pure esso attraversato dalle onde sismiche e costretto a una parziale evacuazione. Come descrivervi le scene di panico e di amore, di ansia e dedizione al proprio lavoro – al limite dell’eroismo – da parte di tanti che là si trovavano in quei frangenti? Proprio mentre la cronaca della sanità in Campania registra continue pagine nere e vergognose, un terremoto di bassa magnitudo, ma sufficiente a metterci tutti in crisi, ha fatto emergere il buono che c’è in ciascuno. Un buono che spesso si manifesta in modo disarticolato e individualistico che soffre nel fare rete e progettualità condivisa; ma questo è un vecchio vizio italico di cui pure facciamo parte. Un buono che si stempera e perde di vigore col passare delle ore e giorni dalla sciagura, lasciando troppo spazio a polemiche che in qualche caso sono positive e spronano ad avere occhi aperti, ma il più delle volte sono strumentali, organizzate scientificamente per denigrare e distruggere più dello stesso sisma!

Non è nello stile e nella linea editoriale di questo giornale calcare la mano su queste polemiche ma è stato lo stesso nostro Vescovo Pietro, in occasione della S. Messa esequiale di Lina e Marilena, a non nascondere responsabilità legate alle nostre mani, al nostro modo di costruire, in definitiva al nostro modo di concepire il rapporto con la natura a proprio uso e consumo, in barba a norme e al più elementare buon senso, sacrificati sull’altare della casa a tutti i costi. Se è vero che non si possa stabilire una scientifica corrispondenza biunivoca tra abusivismo e case lesionate o che crollano, è innegabile che quanto è accaduto è figlio di un percorso storico degli ultimi decenni, segnato dalla noncuranza del territorio (nel 2009 nella stessa bella e fragile Casamicciola vi fu una devastante alluvione che provocò purtroppo un’altra vittima); da una “cultura dell’abuso”, cresciuto con l’aumento progressivo del benessere e delle possibilità economiche, grazie ad un turismo a volte selvaggio, cavalcato e foriero di delinquenza e favorito da totale mancanza di piani regolatori con l’unica preoccupazione dell’ “immagine da esportare”!

La Chiesa di Ischia negli ultimi anni, attraverso la voce e l’operato degli ultimi vescovi – accanto ad altre flebili voci pur presenti sul territorio – e con percorsi formativi come “kosmopolis”, ha cercato di proporre e presentare un’idea diversa di sviluppo, di turismo dal volto umano e religioso e custodia di questo bellissimo creato che allo stesso tempo è fragile. Ma come spesso capita, i tentativi di dialogo con la cosa pubblica e le proposte operative in campo sanitario, ambientale, educativo non hanno trovato eco nei progetti delle amministrazioni comunali o negli altri enti pubblici addetti.

Sia ben inteso, nessuno in questo è senza peccato, nemmeno noi uomini di Chiesa, non nascondiamocelo (sarebbe il caso di dire “chi è senza peccato scagli il primo mattone forato”!). Ma ciò non significa “mal comune, mezzo gaudio”. No, qui il gaudio non lo sente nessuno e nessuno dovrebbe chiamarsi fuori dal dovere umano e civile di una ricostruzione innanzitutto morale! Non facciamoci illusioni: si potranno mettere in atto piani di ricostruzione e di aiuto e sostegni doverosi ai senzatetto e a quanti hanno subito danni; ma come purtroppo accaduto altrove in queste simili situazioni, saranno inevitabili nuove cadute collettive se non si mette mano al vero cancro della nostra società: la corruzione! In una società seria, a cui si è appellato lo stesso Presidente della Repubblica in visita ad Ischia, non dovremmo pensare a chi controlla i controllori; non dovremmo preoccuparci della regolarità dei progetti di appalto pubblici; non dovremmo pensare alla quantità giusta di cemento e ferro in ponti e case; non dovremmo preoccuparci di ditte, eventuali politici, funzionari, corrotti e approfittatori; non dovremmo denunciare tentativi immorali di aumento spropositato del costo di case in affitto. La lista degli esempi sarebbe lunga, ma credo che tutti comprendiamo come la smania dell’accaparrare, la corsa al dio denaro e al potere sono le molle che solleticano non poco quanti sono chiamati invece a dare anima e corpo ad una vera ripresa che potrebbe far sì che questo evento luttuoso e drammatico si trasformi in una nuova primavera per questa nostra isola, per voi, figli del 21 agosto 2017, e per quanti non si rassegnano alla speranza di un domani migliore.

Ve lo dobbiamo, cari Anna e Gioacchino, perché, mentre le vostre mamme e papà vi fanno sentire tutto l’amore di questo mondo, tutta la nostra società ha da pensare a chi è più debole e bisognoso di cure, di chi ha bisogno di rialzarsi e trovare incoraggiamento e occasioni di rinascita!

Qualche giorno fa mi sono recato in visita in una casa dove ho trovato inciso in una vetrata “Omnia vincit amor” (L’amore tutto vince). Sì, cari, Anna e Gioacchino, la nostra fede e l’umanità più sana di Ischia ci aiuteranno a realizzare quella “ecologia integrale”, di cui parla papa Francesco nella “Laudato si’”, che mette insieme speranza e amore, serietà dell’impegno quotidiano e onestà, attenzione a chi è debole e sfruttato e nascita di una politica locale attenta al territorio e competente, con l’accento ad un equilibrato sviluppo che tenga conto delle reali esigenze delle famiglie. Sogno? La storia direbbe purtroppo di sì… Ma questa storia è abitata da Qualcuno che non abbandona ciò che ha creato e ama…! Il 13 ottobre prossimo il nostro vescovo Pietro consacrerà la Diocesi e l’isola tutta al cuore immacolato di Maria. Come non vedere un segno provvidenziale della sua presenza nell’isola di fronte a eventi che potevano assumere caratteri ben peggiori…?

Cari Anna e Gioacchino, non vogliamo perderci d’animo, non vogliamo rassegnarci alle previsioni negative e superficiali che si fermano a pensare al futuro turistico dell’isola solo in chiave consumistica e affaristica; vogliamo lavorare per darvi un futuro nuovo e vivibile, un futuro “bello” per voi , per i vostri figli e nipoti e per tutti quelli che ancora vorranno venire qui, riposarsi e ringraziare il Signore del tempo e dello spazio per quanto in modo unico ha voluto regalarci, ma anche affidarci!