27 giugno 2014

Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù

Ordinazione presbiterale di Gianfranco Del Neso e Marco D’Orio

Omelia

Saluto tutti voi è in particolare saluto i nostri sacerdoti e con loro anche quelli provenienti da altre diocesi. I diaconi, i seminaristi, i religiosi e le religiose.

Saluto voi, carissimi Gianfranco e Marco.

Che ve ne pare? Non verrà alla festa?” (Gv 11, 56).

Un particolare saluto a padre Roberto Del Riccio, rettore del Seminario di Posillipo; un saluto che si fa gratitudine per l’accompagnamento offerto in questo anno ai nostri Gianfranco e Marco. Con lui saluto anche gli altri formatori che li hanno aiutati nel loro cammino formativo: i formatori di Capodimonte, quelli della nostra diocesi e tutti gli altri che a vario titolo sono stati al loro fianco (familiari). Un pensiero per Mons. Strofaldi. Raccolgo questa sera il frutto di un lavoro che è stato innanzitutto suo!

Siamo qui in questo giorno, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù – Giornata Mondiale della Santificazione dei Sacerdoti – per incontrare il Signore e fare esperienza del Suo amore.

Siamo qui questa sera, come assemblea santa radunata nel Suo nome, anzi come intera chiesa di Ischia qui convocata, in questo piazzale che oggi diventa per noi come un cenacolo a cielo aperto, perché vogliamo lasciarci incontrare dal Signore per fare anche noi esperienza nuova del Suo amore e lasciarci trasformare da esso.

Ogni volta che lo incontriamo nell’Eucarestia noi siamo posti sotto la croce di Gesù per lasciarci inondare dal Suo Spirito che viene a noi con il Suo Corpo e il Suo Sangue, come l’Acqua e il Sangue che sgorgò dal Suo Costato aperto, e ci fa Sua Chiesa, “la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose” di lui che ci ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce (cfr. 1 Pt 2, 9).

La solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù ci invita a fare sintesi del mistero della nostra fede e a leggerlo e celebrarlo, attraverso la categoria del Cuore, come mistero di Amore: Amore del Padre per noi manifestato in Cristo Suo Figlio; Amore del Figlio Gesù per noi, che “ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata” (Ef 5, 25-27).

Ci ha detto Giovanni nella seconda lettura: “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv 4, 10).

 

Oggi è la festa dell’amore di Dio, di Gesù Cristo: è l’amore di Dio per noi e amore di Dio in noi”: così ha detto questa mattina Papa Francesco nell’omelia a Santa Marta! Una festa, ha aggiunto, che “noi celebriamo con gioia”. Sì perché abbiamo un Dio “innamorato di noi”, che ci accarezza teneramente e quasi ci canta la ninna nanna proprio come fa un papà con il suo bambino.

Così abbiamo pregato questa sera nella preghiera di Colletta, una delle tre proposte di questa Messa: “O Padre che nel Cuore del tuo dilettissimo Figlio ci dai la gioia di celebrare le grandi opere del tuo amore per noi, fa’ che da questa fonte inesauribile attingiamo l’abbondanza dei tuoi doni”.

Attingere, dunque: ecco perché siamo qui! Per attingere il Suo Spirito, per attingere la Vita, la Sua Vita! La sua morte dà la vita ai morti…

Quella Vita che, già espressa nella visione di Ezechiele, nell’acqua che sgorga dal lato destro del tempio e che dal nuovo Tempio che è Cristo, Lui, Altare, Vittima e Sacerdote, sgorgò una volta per sempre, ora è ridonata a noi nella celebrazione del Memoriale della Sua Pasqua.

Così recita il Prefazio di questa sera:

Innalzato sulla croce,
nel suo amore senza limiti donò la vita per noi,
e dalla ferita del suo fianco effuse sangue e acqua,
simbolo dei sacramenti della Chiesa,
perché tutti gli uomini, attirati al Cuore del Salvatore,
attingessero con gioia alla fonte perenne della salvezza
”.

Come mendicanti veniamo ad attingere da Lui questa Vita, per fare esperienza del Suo Amore! Veniamo per incontrare il Signore e permettergli di mostrare a noi le meraviglie del Suo Amore.

Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini…!”: l’esperienza mistica della Suora della Visitazione, Maria Margherita Alaquoque, può e deve diventare anche la nostra esperienza!

Sorgi, dunque, o anima amica di Cristo – ci diceva oggi San Bonaventura nella lettura patristica dell’Ufficio – Sii come colomba «che pone il suo nido nelle pareti di una gola profonda» (Ger 48, 28). Come «il passero che ha trovato la sua dimora» (Sal 83, 4), non cessare di vegliare in questo santuario. Ivi, come tortora, nascondi i tuoi piccoli, nati da un casto amore. Ivi accosta la bocca per attingere le acque dalle sorgenti del Salvatore (cfr. Is 12, 3). Da qui infatti scaturisce la sorgente che scende dal centro del paradiso, la quale, divisa in quattro fiumi (cfr. Gn 2, 10) e, infine, diffusa nei cuori che ardono di amore, feconda ed irrìga tutta la terra”.

 

Questa Vita, carissimi Gianfranco e Marco, è soprattutto per voi questa sera!

A voi il Signore questa sera vuole farne dono in una maniera tutta speciale nel Sacramento dell’Ordine perché, quali collaboratori nel ministero del Vescovo, possiate “annunziare e attuare l’opera della salvezza”: così la Preghiera di consacrazione.

Egli vi chiama a questo dono! Un dono grande, che Egli vi fa in maniera del tutto gratuita e da voi, come per ognuno di noi, del tutto immeritato!

Sentite sempre questo stupore! Chiedete al Signore che vi accompagni sempre questo senso di meraviglia per questo amore di predilezione che Egli ha mostrato per voi!

Le parole del Deuteronomio proclamate a noi questa sera nella prima lettura, sono soprattutto per voi. Ciò che Mosè ha detto al popolo di Israele il Signore lo dice a te Gianfranco e a te Marco: tu sei una persona consacrata al Signore, tuo Dio: il Signore, tuo Dio, ti ha scelto perché tu gli appartenga, perché tu sia una persona particolare fra tutti gli uomini che sono sulla terra.

Il Signore si è legato a te e ti ha scelto, non perché tu eri migliore tra tutti gli altri popoli – sèntiti, infatti il più piccolo di tutti! – ma perché il Signore ti ama!

Sì, Gianfranco, il Signore ti ama! Sì, Marco, il Signore ti ama! E proprio perché ti ama, Lui ti ha fatto uscire con mano potente da una vita da schiavo.

Egli ha perdonato tutte le tue colpe,
e ha guarito tutte le tue infermità,
ha salvato dalla fossa la tua vita,
e ti ha circondato di bontà e misericordia
” (Sal 102).

Carissimi Gianfranco e Marco,

questa sera vorrei sottolineare con voi alcuni verbi consegnatici dal Signore nella parola del Vangelo.

Innanzitutto: “ti rendo lode”!

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza” (Mt 11, 25-26).

Gesù eleva al Padre questa lode dentro un contesto di rifiuto: anche Gesù ha la sua bella collezione di rifiuti; diremmo noi: anche Gesù ha fatto esperienza di fallimento! Ricordatelo sempre questo! Ricordatelo quando sarete tentati di scoraggiarvi perché, semmai avete fatto tanto e vi troverete con un pugno di sabbia tra le mani!

Gesù fa questa esperienza. E, ciò nonostante, Gesù rende grazie e benedice Dio. A seguirlo non c’è gente che conta, gente importante, ma gente semplice, gente insignificante, gente di… periferia.

Ma Gesù benedice il Padre!

Afferma Origene: Gesù già intravede in quel rifiuto l’ingresso delle genti nella sua chiesa; a causa della disobbedienza di Israele – come ci insegnerà l’apostolo Paolo – il popolo dei gentili entrerà nella promessa

Un altro padre, però, un autore conosciuto, annota: no! non c’è un motivo preciso! Gesù benedice perché così a Dio è piaciuto e basta!

Carissimi, diventate gli uomini della lode!

Voi che sarete chiamati tante volte a benedire il gregge a voi affidato, benedite, innanzitutto voi, Dio!

Voi che da questa sera, ogni giorno celebrerete l’Eucarestia, ricordate che essa è innanzitutto una benedizione. Essa è benedire il Padre per Cristo nello Spirito Santo!

Aborrite da voi la mormorazione e diventate uomini eucaristici che ogni giorno dicono: ti ringrazio o Signore!

Venite a Me”.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11, 28).

Gesù dice a noi, a voi, in modo speciale, questa sera: Venite a me…!

Sì, lo sappiamo, queste parole vanno intese in rapporto alla Legge che al tempo di Gesù veniva proposta come un fardello pesante da portare e non come dono…

Dice Gesù a proposito degli scribi e dei farisei:Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito” (Mt 23, 4). Anche noi potremmo cadere in questo pericolo! Ma qui c’è anche dell’altro! Sant’Agostino annota: “non fuggire da Lui. Non è fuggendo che ti riposerai ma rifugiandosi in Lui”.

Dice Papa Francesco: “Nessuno è più piccolo di un sacerdote lasciato alle sue sole forze”.

Prendete il mio giogo sopra di voi”.

Prendete il mio giogo sopra di voi” (Mt 11, 29).

Il giogo è la Legge ma è anche la Croce…

“Almeno tu, amami!”.

Aiutate Gesù a portare la croce, sostenete Gesù nel costruire il regno di Dio! Sappiate offrirvi con Lui. Ogni giorno portare sull’altare anche la vostra vita per poter dire davvero con Gesù: Questo è il mio Corpo! Questo è il calice del mio Sangue! Questo è anche il mio…

Fa’ che adempiamo anche al dovere di una giusta riparazione”: dice la colletta II di questa S. Messa!

Imparate da me”.

Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11, 29-30). 

Imparate da me: come è bella questa espressione! È Lui il Maestro e noi siamo tutti discenti.

Dammi il tuo cuore…”. Sentitevi sempre a scuola! Mai arrivati. Sappiate ritornare sempre al Vangelo! Sarete maestri se sarete capaci di mettervi voi per primi nei banchi, insieme alla vostra gente e con essa riconoscervi discepoli dell’unico Maestro. Rifuggite da ogni forma di supponenza.

Non mettetevi al di sopra della gente, ma con la gente camminate dietro al vero Pastore che è Gesù.

Diceva sempre stamattina Papa Francesco: “È Gesù stesso che ci indica come fare: quando parla di sé, dice di essere «mite e umile di cuore»”. Perciò “anche lui, il Figlio di Dio, si abbassa per ricevere l’amore del Padre”.

Sottomettetevi a Dio! Siate umili! Ve lo ripeto ancora: siate umili!

Carissimi Gianfranco e Marco,

vi sostenga la Vergine Maria. Vi aiuti Lei a fare esperienza dell’Amore del Signore perché anche il vostro cuore possa piacere a Dio. Da oggi in poi Le sarete ancora più cari! Quando Gesù dall’alto della Croce Le disse: “Donna, ecco tuo figlio!” (Gv 19, 26), mi piace pensare che lo disse pensando anche a voi!

I santi della nostra Chiesa intercedano per voi!

+ Pietro, vescovo