Carissimi fratelli e sorelle,

il nostro cuore è colmo di gratitudine al Signore per la presenza dei padri vincenziani che da questa sera con gioia accogliamo nella nostra diocesi.

Con la Eucaristia nei primi vespri della Festa liturgica di San Vincenzo de’ Paoli, vogliamo dire grazie al Signore per questo grande dono.

Saluto tutti voi carissimi fratelli e sorelle presenti a questa celebrazione. In particolare i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose. Saluto la provincia napoletana della Congregazione della Missione; in particolare il visitatore provinciale Padre Giuseppe Guerra, e le Figlie della Carità.

 

Evangelizáre paupéribus misit me.

Queste parole di Isaia 61, fatte proprie dal Signore Gesù e pronunciate quel giorno, di sabato nella sinagoga di Nazareth per i suoi concittadini, e questa sera per noi nel brano del vangelo, dicono meglio di ogni altra parola il carisma della congregazione dei padri della Missione fondata da San Vincenzo de’ Paoli.

Nessun altra espressione del vangelo esprime meglio l’opera che lo Spirito suscitò nella Chiesa attraverso la persona del santo prete francese. Per questo essa fu scelta come motto e slogan dell’intero istituto.

Evangelizáre paupéribus misit me.

Tre parole dunque:

Innanzitutto Evangelizáre:

Fu insieme a quello dei poveri il grande amore di Mons. Vincent. L’annuncio del Vangelo, a tutti, soprattutto a coloro che erano lontani, conquistò il santo nato a Pouy, un villaggio della Francia meridionale nel 1580.

Abbiamo ascoltato nella prima Lettura:

«Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio.

Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù,

Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion; (…)

Ecco, il Signore Dio viene con potenza,

con il braccio egli detiene il dominio (…)

Come un pastore egli fa pascolare il gregge

e con il suo braccio lo raduna;

porta gli agnellini sul seno

e conduce pian piano le pecore madri».

San Vincenzo realizzò in maniera tutta speciale questa parola. Fece esperienza sulla sua stessa pelle e nella vita di tanta gente della potenza del Vangelo che, se accolto, è capace di guarire le ferite più profonde prodotte dal peccato e ridonare all’uomo una vita nuova.

Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie,

salva dalla fossa la tua vita ti corona di grazia e di misericordia:

Così abbiamo pregato con il salmo 102.

Egli visse quella conversione missionaria di cui parla Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium e che come chiesa di Ischia vorremo riavviare, come nostra dimensione permanente, a partire dal prossimo Convegno Ecclesiale che celebreremo nei prossimi giorni, dal 16 al 18 ottobre. Parafrasando l’Evangelii Gaudium potremmo dire di lui che la sua gioia di comunicare Gesù Cristo si espresse tanto nella sua preoccupazione di annunciarlo nei luoghi più bisognosi, quanto in una costante uscita verso le periferie del proprio territorio o verso i nuovi ambiti socio-culturali. Si impegnò a stare sempre lì dove maggiormente mancavano la luce e la vita del Risorto (cfr. 30).

Per questa opera, nel 1625, fondò la famiglia dei «Preti della missione» (i Lazzaristi).

Ai padri della Missione che da questa sera vengono sull’isola mediante la presenza stabile di una comunità vincenziana, ho chiesto che il loro servizio non si esaurisca in un‘opera di supplenza nelle parrocchie, esclusivamente di tipo liturgico, ma che si traduca in un impegno di evangelizzazione concreta che li porti a stare in mezzo alla gente offrendo percorsi di annuncio del vangelo e di formazione permanente per una autentica vita di fede.

C’è bisogno sull’isola di chi si dedichi all’animazione missionaria e ad una nuova opera di evangelizzazione!

Aiutateci…ad annunciare il vangelo!

Pauperibus:

L’impegno nell’annuncio del Vangelo si concretizzò in un servizio autentico ai poveri, da lui considerati gli amici di Dio. Per i poveri San Vincenzo s’impegnò con tutte le sue forze. Ai suoi figli, nell’invitarli ad imitare il Signore nel suo amore di predilezione per gli ultimi, scriveva: “Dobbiamo fare ciò che Gesù ha fatto: curare i poveri, consolarli, soccorrerli, raccomandarli. Egli stesso volle nascere povero, ricevere nella sua compagnia i poveri, servire i poveri, mettersi al posto dei poveri, fino a dire che il bene o il male che noi faremo ai poveri lo terrà come fatto alla sua persona divina. Dio ama i poveri, e, per conseguenza, ama quelli che amano i poveri. In realtà quando si ama molto qualcuno, si porta affetto ai suoi amici e ai suoi servitori. Così abbiamo ragione di sperare che, per amore di essi, Dio amerà anche noi”. Questo amore per i poveri portò san Vincenzo ad impegnarsi verso i carcerati, gli indigenti, gli orfani. Si adoperò per avviare al lavoro quanti erano dediti all’accattonaggio. Coinvolse in questa sua opera tante persone, influendo persino sulla corte. A tale scopo suscitò prima l’esperienza delle Compagnie della Carità e poi nel 1633, insieme a Santa Luisa de Marillac, quella delle Figlie della Carità per il risollevamento delle masse proletarie delle città.

Portò soccorso nelle regioni desolate dalla fame e dai contagi, devastate dalle guerre. Per un sessantennio, la Francia vide l’instancabilità di quest’uomo mite, affabile, dotato di grande finezza di spirito e di humour, ricco di pietà semplice e profonda. Egli fu ispiratore di moltissime opere che sorsero in seguito dovunque. Fra esse, per iniziativa di Federico Ozanam (1813-1853), ventenne, le «Conferenze di San Vincenzo», in cui specialmente i giovani si impegnano a visitare e soccorrere i poveri a domicilio.

Oggi ai figli di San Vincenzo venuti ad Ischia domandiamo di continuare la sua opera.

Ai Padri della Missione chiediamo di rendere presente lo spirito di San Vincenzo, attraverso un’opera di affiancamento dei presbiteri diocesani dell’isola nell’impegno di carità per sostenere le comunità cristiane in un’opera di promozione sociale in favore delle antiche e nuove povertà.

Aiutateci…a stare accanto ai poveri!

Misit me:

Lo Spirito del Signore mi ha mandato! La grazia di lavorare per la vigna del Signore e la missione di Gesù partecipata a tutti i battezzati ma in modo speciale ad alcuni nell’Ordine sacro per la causa del Regno non fu fin da subito riconosciuta ed accolta dal nostro santo. Anzi! I primi anni del suo ministero presbiterale si caratterizzarono per un grande desiderio di occupare posti di prestigio nell’ambito ecclesiastico unitamente ad una forte sete di guadagno. Sono anni quelli non facili per la Chiesa francese. Lo spirito della mondanità stigmatizzato anche oggi da papa Francesco sembrava ancor più allora abitare nei sacri palazzi mentre ambigue figure di ecclesiastici si aggiravano fra gli intrighi della politica. Quel contesto non aiutò San Vincenzo de’ Paoli che era, come tanti, diventato prete – a soli 19 anni – per “far carriera” e senza aver fatto veramente la scelta di Dio.

Fallimenti e disavventure lo condurranno, a soli 27 anni e otto di sacerdozio, a sentirsi già un prete finito! Ma la grazia di Dio lavorava nell’animo del giovane sacerdote!

Le prove della vita e l’influsso del cardinale Pierre de Bérulle che in seguito diventerà il suo direttore spirituale aiutarono «Monsieur Vincent» ad intraprendere un vero cammino di conversione! Fondamentale per la sua maturazione spirituale sarà anche l’incontro con il grande Francesco di Sales.

I poveri fecero il resto. Grazie a loro scoprì la gioia di donarsi e sperimentò sulla sua pelle che davvero c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Il 1617 fu per lui un anno determinante! L’incontro con i poveri fu per il nostro santo davvero il luogo teologico dell’incontro con Dio, come ci ricorda papa Francesco.

Si compiva così anche per lui la parola ascoltata questa sera: Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio.

Come però giustamente qualcuno ha scritto non furono i poveri ad averlo donato a Dio, ma fu Dio, al contrario, che lo donò ai poveri!

San Vincenzo capì che soltanto dei sacerdoti che avessero fatto veramente la scelta di Dio avrebbero potuto impegnarsi seriamente in un’opera di evangelizzazione dei poveri. Perciò, attraverso l’istituto da lui fondato, volle dedicarsi alla cura spirituale del clero e alla formazione dei futuri sacerdoti nei seminari.

Carissimi padri, vi chiediamo di rendervi disponibili quali confessori e padri spirituali dei nostri presbiteri. Urge, infatti, la presenza di religiosi che si offrano per un accompagnamento spirituale dei sacerdoti.

Aiutateci nella formazione permanente del clero!

Il Signore compia l’opera per cui ha mandato qui i padri della Missione!

Con l’aiuto della Vergine Maria, Regina delle missioni, e per intercessione di San Vincenzo de’ Paoli Santa Luisa de Marillac! Amen!