Ischia – Chiesa Cattedrale

Carissimi fratelli e sorelle,

La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta: così abbiamo ascoltato nel bellissimo prologo del Vangelo secondo Giovanni che la liturgia ci ripropone, dopo la Messa del giorno del Natale del Signore, ancora in questo ultimo giorno dell’anno e, di nuovo, domenica prossima, seconda dopo Natale.

Il Natale è questo: la vittoria della Luce sulle tenebre, dell’amore di Dio sui nostri rifiuti!

La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.

La precedente traduzione ci faceva leggere – lo ricordiamo tutti – : le tenebre non l’hanno accolta; l’attuale ci offre, invece, un significato, per certi aspetti, diverso o meglio ancora, più completo: La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Come a dire: la luce, anche se non accolta, non è stata sopraffatta!

Il versetto proclama, dunque, la risposta di Dio dinanzi ai rifiuti dell’uomo e la fiducia nella vittoria finale di Cristo sulle tenebre, sul mondo, sul male.

Dio non si è dato per vinto, dinanzi ai peccati degli uomini! Non si è arreso! Non ha smesso di amare. Per quanto grandi possano essere le tenebre del mondo, per quanto grande possa essere il peccato degli uomini, l’amore di Dio per la nostra umanità è più grande. Dio non ha rinunciato all’amore. Ha avuto pazienza! Anzi, l’Amore ha percorso vie nuove.

E l’Amore si è fatto “creativo”. Si è fatto carne. Si è fatto offerta di salvezza.

La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.

Contemplando il Dio Bambino vogliamo dire grazie per questo amore! Vogliamo ringraziarlo per aver scelto di abitare in mezzo a noi; per essere entrato nel tempo! Per essersi mostrato ancora paziente con noi! E per averci fatto dono del Suo Amore attento e premuroso!

Per averci dato ancora un anno e in quest’anno quanti doni! A livello personale, familiare ed ecclesiale: quanti doni per cui ringraziare il Signore. Ognuno di noi ha i suoi motivi per cantare, con sincerità di cuore, il suo Te Deum, quest’oggi.

Come Chiesa di Ischia sentiamo di dire grazie al Signore per la vita di grazia che è fluita in noi e, penso a noi preti innanzitutto, attraverso di noi, nonostante noi!

In modo particolare vogliamo ringraziare il Signore per aver donato alla nostra Chiesa due nuovi presbiteri: don Gianfranco e don Marco; il Signore li faccia umili e dia loro grazia di perseveranza.

Un grazie particolare vogliamo dirlo al Signore per il dono dei padri vincenziani che dallo scorso settembre sono presenti nella nostra diocesi. Sento che la loro presenza è davvero un dono grande per la nostra Chiesa!

Ed infine vogliamo dire grazie al Signore per la forte esperienza di Chiesa vissuta nei giorni dell’VIII Convegno ecclesiale sul tema della Chiesa in uscita: possa, a partire dal convegno, la nostra diocesi porsi in stato di conversione permanente e di conversione missionaria.

E vogliamo dirgli anche grazie per averci cooptato, in maniera diversa, ognuno secondo la propria vocazione, vescovo, presbiteri, diaconi, religiose, religiosi e laici, come Giovanni, per una missione.

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni (1,6).

Qual è la missione di Giovanni, il cui nome significa: Dio è Misericordia?

Essere testimone! Venne per dare testimonianza alla luce (1,7).

Non era lui, Giovanni, la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

Il compito di Giovanni è risvegliare negli uomini il desiderio di pienezza di vita e renderli coscienti dell’esistenza della luce, nonostante le tenebre; è indicare con la propria vita che la Luce c’è.

Dare testimonianza alla luce è anche la nostra missione!

Anche noi come il precursore siamo stati chiamati a far vedere la Luce.

Il Signore ci manda a dire che c’è la luce e che la luce è Cristo.

Ci domandiamo: Come dare questa testimonianza?

Vivendo da illuminati, vivendo cioè il nostro Battesimo, vivendo la nostra chiamata alla santità, da persone che mostrano la luce concretamente con la loro vita. Per questo i primi cristiani indicavano i battezzati come neophotistoi (i neo-illuminati).

Ecco allora l’opera che ci attende: far risaltare la bellezza che c’è in ognuno di noi e che a volte rischiamo di non far emergere, chiudendoci alla luce! Quando invece accogliamo Cristo, la nostra vita si colora, e noi, come il Battista, diventiamo strumenti di salvezza per altri, anzi per tutti.

…Venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.

Giovanni è mandato perché tutti credano per mezzo di lui.

Il messaggio di Dio è universale, abbraccia tutta l’umanità. Gesù, la Luce vera, è, infatti venuto per tutti… e Giovanni con la sua testimonianza ha il compito di favorire l’incontro con Lui.

«È questa pure – scrivevo nel mio Messaggio per il Natale di quest’anno – la missione della Chiesa: uscire, andare, incontrare l’uomo, accoglierlo così com’è, condividere la sua storia per annunciargli l’Avvenimento della salvezza: Dio è venuto tra noi!».

Mentre volge al termine un altro anno, ci domandiamo: abbiamo onorato il mandato del Signore? Siamo stati, in quest’anno, come Giovanni, strumenti per l’incontro con Dio? Abbiamo risposto con generosità alla chiamata del Signore che ci chiedeva di essere testimoni della luce? Chi ha visto noi, si è sentito spronato ad andare verso Gesù o, invece, ha trovato in noi una barriera?

Siamo stati canali, ponti o piuttosto muri che hanno impedito a tanti di essere raggiunti e salvati dal Signore Gesù?

Quanti hanno creduto in Lui per mezzo nostro?

E quanti, forse anche a causa nostra, – Dio non lo consenta mai! – hanno rifiutato Gesù?

Ogni volta che la nostra vita è stata impedimento per altri all’incontro con il Signore, noi abbiamo svolto il ruolo che nella Prima Lettera di Giovanni s’identifica con quello dell’anticristo: “Come avete sentito dire che l’anticristo deve venire, di fatto molti anticristi sono già venuti” (2,18).

Gli anticristi sono coloro che fanno opposizione a Cristo, che non vivono la comunione con Lui, che si mettono contro di Lui, che impediscono la crescita del Suo Regno. È un rischio possibile, tragicamente possibile, anche per noi!

L’apostolo dice infatti: “Sono usciti da noi…”. Ognuno di noi potrebbe svolgere questa parte e di fatto anche noi la svolgiamo, quando proprio noi che siamo i suoi, non accogliamo il Signore Gesù nella nostra vita.

Ma Dio usa ancora pazienza con noi! Come nella parabola del fico sterile in cui Gesù ci parla di quell’uomo che: “…aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò“ (Lc 13, 6), il Signore ci ha dato ”ancora quest’anno”!

Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai” (Lc 13, 6-9).

Quanto durerà il nostro anno?

Non perdiamo tempo! Decidiamoci ad accogliere il Signore nella nostra vita! FacciamoGli posto come Maria, e anche noi diventeremo ciò che già siamo per il Battesimo: figli di Dio! L’Unzione del Santo penetrerà in noi e dalla sua pienezza noi tutti riceveremo: grazia su grazia, e altri, attraverso di noi!

Viviamo l’intimità con il Signore e anche noi sentiremo la voglia di uscire come il Figlio di Dio che, uscito dal seno del Padre, non ebbe vergogna di venire ad abitare in mezzo a noi!

«L’intimità della Chiesa con Gesù – ci dice Papa Francesco – è un’intimità itinerante, e la comunione “si configura essenzialmente come comunione missionaria”. Fedele al modello del Maestro, è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno. Così l’annuncia l’angelo ai pastori di Betlemme: “Non temete, ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo” (Lc 2,10)» (EG 23).

Davanti a noi ora un nuovo anno, denso di sfide e ricco di eventi!

Ricco, innanzitutto, per ciò che attiene alla Chiesa universale, per la XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo, che avrà luogo dal 4 al 25 ottobre 2015. Preghiamo per il prossimo Sinodo perché sia lo Spirito a parlare e a indicare alla Sua Chiesa le vie di Dio.

Per l’Anno della Vita Consacrata, voluto da Papa Francesco: si tratta di un’opportunità perché tutta la Chiesa riconosca il valore profetico della vita religiosa e la necessità della presenza delle vocazioni di speciale consacrazione ma anche di un’occasione perché ogni consacrato viva la propria vita come Giovanni e, ancor più come Maria, come testimonianza di luce.

A livello di Chiesa italiana vivremo invece il V Convegno Ecclesiale di Firenze che si terrà sul tema: In Gesù Cristo il nuovo umanesimo, dal 9 al 13 novembre prossimo.

E a livello diocesano? Accanto alla sfida della comunione che riconosciamo vero obiettivo, prioritario e indilazionabile, della nostra Chiesa, sentiamo che il Signore ci chiama a far crescere i germogli nati dal Convegno diocesano e a camminare nella direzione da me espressa nelle dieci parole consegnate a conclusione dei lavori.

Il prossimo Sinodo sulla famiglia può e deve costituire una speciale occasione per continuare a vivere lo spirito del convenire e per attuare le indicazioni del convegno stesso. Perciò già dai prossimi giorni saremo tutti coinvolti, come ci chiede il Papa, nell’offrire il nostro contributo sulla relatio synodi e nel rispondere alle 46 domande consegnateci nei Lineamenta Synodi.

Il mio l’augurio, che si fa preghiera, per me, per voi e per tutta la nostra Chiesa è che, ognuno, in questo anno che sta per venire, possa rendersi disponibile alla Parola di Dio perché si compia in noi e attraverso di noi la Sua volontà. Con l’aiuto di Maria! Amen!

Ischia, 31 dicembre 2014

Pietro, vescovo