Intervento del coordinatore dell’ VIII Convegno diocesano don Pasquale Trani, alla serata di presentazione degli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi della Cei – Cinema Excelsior, Ischia Martedì 18/11/2014

Carissimi, ben trovati!!!

Esattamente un mese fa ci lasciavamo all’hotel Continental Terme di Ischia, al termine dell’VIII convegno diocesano, con le 10 parole donateci dal nostro vescovo, p. Pietro, per orientare la rotta della barca della Chiesa di Ischia “in uscita”. Tra queste l’impegno a non terminare col convegno le riflessioni e la bella esperienza di chiesa fatta in quelle tre giornate, ma ad andare avanti…

Ed eccoci qui, con una bella occasione che ci viene offerta dalla recente pubblicazione (giugno 2014) della CEI degli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, dal titolo “Incontriamo Gesù”.

Pensando alle tante alluvioni che hanno colpito soprattutto il nord Italia, verrebbe da chiedersi: “Con questo maltempo, dove sono le nostre barche? Davvero hanno preso il largo o piuttosto sono rimaste in riva al mare, messe al sicuro…?!” A parte le battute, ci rendiamo conto che stiamo appena all’inizio di un percorso ecclesiale diocesano fortemente voluto dal Vescovo…

Vorrei proporvi allora, prima di passare la parola a mons. Bulgarelli, una breve tratteggiatura del cammino fatto lungo la tre-giorni diocesana del mese scorso, soffermandomi soprattutto sul contributo dei tre relatori principali e tralasciando il lavoro importante svolto dagli amici dei quattro laboratori che necessita di una più approfondita rielaborazione.

Innanzitutto il prof. Andrea Riccardi (fond. “S. Egidio” ed ex ministro) il primo giorno ci ha aiutato a prendere il largo e a guardare il nostro mondo con un’ottica più ampia e segnata dallo sguardo di fede, condendola di preghiera e speranza. Un mondo fatto di sfide grosse per l’umanità tutta e per la Chiesa, dove la bussola è posta dal santo Padre sull’attenzione ai poveri e al dialogo con le altre religioni (temi, d’altra parte, cari a S. Egidio).

Mons. Nunzio Galantino (segr. Generale CEI), col suo carattere franco e diretto, ci ha aiutati a comprendere meglio, di ritorno dalla visita ai campi profughi dei Curdi in Iraq, come non si possa parlare di Chiesa se non rimanendo in forte comunione col Papa e col vescovo della Chiesa locale; come non si possa nemmeno parlare di “chiesa in uscita” se non riconoscendo nella fede una grazia speciale a chi il Signore ha posto a capo della sua barca! Ma ci ha messo anche in guardia dal trasformare le tante espressioni ad effetto coniate da papa Francesco in altrettante parole vuote, senza tradurle in vita e progetti concreti di fede e amore.

Mons. Giancarlo Maria Bregantini (arcivescovo di Campobasso-Boiano), col suo stile mariano e delicato, ha tratteggiato i diversi fronti dove tradurre la chiesa in uscita e soprattutto con quale anima mettersi al servizio dell’umanità e della Chiesa.

Questa serata potremmo definirla come una quarta giornata del convegno, a segnalarne la naturale prosecuzione. Vorremmo, cioè, che la nostra chiesa diventasse sempre più “bella” e aderente ai desideri del suo Sposo, il Signore. Bella non solo nelle fattezze della natura ma anche dei suoi figli, chiamati oggi più che mai a essere custodi e riflesso della bellezza di Dio!

A tal proposito vi offro, a mò di conclusione, questo scritto di un giovane poeta cèco, Jiri Wolker, morto giovanissimo (1900-1924), intitolata Sulla riva dell’isola di Krk:

“Il buon Dio venne da me

come un mendicante con borsa e bastone.

Aveva l’odore dei campi di giugno,

di chi aveva dormito sul fieno.

Si fermò sulla soglia questuando.

In quel tempo avevo molte cose che mi toglievano il respiro:

il vestito scuro, il colletto inamidato,

i libri rilegati in pelle,

e, poiché ero sazio, riflettevo

se fosse meglio vivere o morire.

Non gli diedi niente,

non avevo le mani per farlo.

Però mi vergognai, quando vidi i suoi occhi

Azzurri, dilatati dall’occidente all’oriente.

Il buon Dio se ne andò.

Le porte restarono aperte.

Furono esse a tirarmi fuori senza colletto e libri,

e a darmi per il viaggio la borsa e un sorriso di bambino,

tante tristezze e ferite nella bisaccia

e il ricordo d’argento della mamma.

Ora vago per la città in cerca del buon Dio.

So che se ne va in giro con la borsa e il bastone e che un giorno lo troverò

e non mi farà più pena,

perché non ho più niente delle cose

che mi tenevano prigioniero del male.

Egli mi prenderà con sé. Ci metteremo in un angolo

con il berretto in mano e il sole sulla testa,

implorando: “Mendichiamo amore,

uomini di Dio, aprite i cuori!”.

E ora “Incontriamo Gesù”, Colui che si lascia trovare oggi nel mare infinito della divina bellezza, quello stesso mare dove non solo nel cuore del Mediterraneo tanti perdono la vita, ma anche fa naufragare in orizzonti vuoti e senza senso tanti che abbisognano di un nuovo annuncio di speranza e della testimonianza di bellezza, come di un salvagente a cui disperatamente aggrapparsi per mettersi in salvo!